ðåôåðàòû
ðåôåðàòû
Ãëàâíàÿ
Çîîëîãèÿ
Èíâåñòèöèè
Èíîñòðàííûå ÿçûêè
Èíôîðìàòèêà
Èñêóññòâî è êóëüòóðà
Èñòîðè÷åñêèå ëè÷íîñòè
Èñòîðèÿ
Êèáåðíåòèêà
Êîììóíèêàöèè è ñâÿçü
Êîñìåòîëîãèÿ
Êðèìèíàëèñòèêà
Êðèìèíîëîãèÿ
Êðèïòîëîãèÿ
Êóëèíàðèÿ
Êóëüòóðîëîãèÿ
Ëèòåðàòóðà
Ëèòåðàòóðà çàðóáåæíàÿ
Ëèòåðàòóðà ðóññêàÿ
Ëîãèêà
Âîåííàÿ êàôåäðà
Áàíêîâñêîå äåëî
Áèðæåâîå äåëî
Áîòàíèêà è ñåëüñêîå õîçÿéñòâî
Áóõãàëòåðñêèé ó÷åò è àóäèò
Âàëþòíûå îòíîøåíèÿ
Âåòåðèíàðèÿ
Ãåîãðàôèÿ
Ãåîäåçèÿ
Ãåîëîãèÿ
Ãåîïîëèòèêà
Ãîñóäàðñòâî è ïðàâî
Ãðàæäàíñêîå ïðàâî è ïðîöåññ
Äåëîïðîèçâîäñòâî

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå


Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå

Êè¿âñüêèé íàö³îíàëüíèé óí³âåðñèòåò

³ìåí³ Òàðàñà Øåâ÷åíêà

²íñòèòóò ³íîçåìíî¿ ô³ëîëî㳿

Êàôåäðà ³ñïàíñüêî¿ òà ³òàë³éñüêî¿ ô³ëîëî㳿

Äèïëîìíà ðîáîòà ñïåö³àë³ñòà íà òåìó:

“Ñèíòàêñè÷í³ òà ôóíêö³îíàëüíî –

ñåìàíòè÷í³ îñîáëèâîñò³ âæèâàííÿ óìîâíîãî ñïîñîáó â ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ”

Ñòóäåíòà: Êèðè÷åíêà Òàðàñà Ãðèãîðîâè÷à

5 êóðñó , ³òàë³éñüêî¿ ãðóïè

Íàóêîâèé êåð³âíèê: äîö.Màãóøèíåöü ².².

Ðåöåíçåíò :

___________________

Êè¿â – 2002 ð.

PIANO:

Introduzione……………………………………………….................................….3

Parte I. L’oggetto delle ricerche: I tempi del Condizionale

...............................…..4

a) Cosa é il modo …………………………………………………….…………..4

b) Cosa é il tempo

……….……....................................................................

.……5

Parte II. L’uso del modo condizionale

…...................................……...………13

Parte III. IL periodo ipotetico

…………..….….……......................................…17

1. Le frasi ipotetiche

…….............................................................……………...17

a) Semantica del costrutto condizionale

.................................................................18

b) Concordanza dei tempi e semantica dei modi

....................................................19

c) Il sistema dell’italiano standard ………………………...……………………20

d) I costrutti“controfattuali”.....

............................................................................

..22

e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale

................................25

f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi

....................................26

g) Costrutti condizionali pseudocoordinati

............................................................27

h) Costrutti condizionali interrogativi e imperativi

...............................................29

i) Condizioni su azioni linguistiche

........................................................................33

j) Protasi non introdotte da “se

“...........................................................................

.34

k) Protasi con modi verbali non finiti

....................................................................37

l) Ordine delle proposizioni nella frase

complessa..................................................38

m) Apodosi accompagnate “da

allora”...................................................................43

2. Le frasi concessive

............................................................................

.................46

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

.......................................................46

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

...........................................................49

c) Operatori di subordinazione proposizionali

.......................................................49

d) Semantica del costrutto condizionale concessivo

..............................................52

e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo

...................................................53

f) Subordinate condizionali concessive introdotte da “anche se”

...........................54

g) Semantica dei costrutti a – condizionali

.............................................................60

h) I costrutti con “disgiunzione

............................................................................

..61

Ðåçþìå (Riassunto) …………………………………………………................…65

INTRODUZIONE

Avendo rispetto alle circostanze che sono state stabilite nel

periodo dell’Unione Sovietica,quando la lingua italiana non si studiava

ufficialmente in Ucraina , per il momento esiste una piccola quantità dei

lavori dedicati al modo condizionale (I.Glivenko,

A.A.Karulin,V.Cerdanzeva,G.G.Lebedeva, Mavrov). Ecco perche ho deciso

studiare uno dei temi meno studiati d’italiano.

L’atenzione fondamentale nel lavoro è concentrata sull’analisi

delle particolarità sintattiche e semantiche - funzionari del modo

condizionale,come in lingua scritta, cosi in parlata.

L’attualità del tema è specificata dalla necessità di mostrare le

particolarità e nuove tendenze d’uso del condizionale nella lingua dei

giornalisti, cioè nei articoli di giornale, nella lingua dei libri,e

nella quella parlata. Dunque,l’analisi complessa delle proposizioni e

costrutti condizionali, diventa indispensabile per la comprensione piu

approfondito del carattere dei processi di evoluzione in italiano

moderno.

Lo scopo di questo lavoro è mostrare la formazione del condizionale

semplice e composto, l’uso dei tempi del condizionale, le particolarità

sintattiche e semantiche-funzionari, l’uso del condizionale nel periodo

ipotetico, la semantica del costrutto condizionale e la concordanza mista

dei tempi l’indicativo, congiuntivo e condizionale.

Il lavoro è composto d’introduzione , tre parti principali e

riassunto. L’elènco della letteratura usata si compone di 43

denominaziòni dei lavori di autòri nazionali e stranieri. L’entità

generale del lavoro è 72 pagine.

Nel introduzione viene motivata la scelta del tema, la sua attualità,

vengono determinati gli scòpi e i compiti del lavoro .

La prima parte introduttiva è dedicata al definizione del tempo e del

modo come le categorie grammaticale.

La seconda parte è dedicata al uso del condizionale semplice e

condizionale composto.

La terza parte è dedicata al periodo ipotetico, alla semantica del

costrutto condizionale e alla concordanza dei tempi e dei modi.

Nel riassunto principale vengono dedotti i resultati teoretici e

practici delle ricèrche complèsse eseguite.

I. L’oggetto delle ricerche: I tempi del modo condizionale

a) Cosa é il modo ? :

Il verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le

categorie del modo e del tempo. Il parlante può presentare il fatto

espresso dal verbo in diversi modi, ciascuno dei quali indica un diverso

punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un diverso rapporto

comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilità, desiderio, comando

ecc.

Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo può dipendere anche da ragioni

stilistiche, da una scelta di "registro" o di livello linguistico: così,

per esempio, nelle subordinate rette da verbi di giudizio l'indicativo (mi

pare che ha ragione) corrisponde a un livello d'espressione più popolare

rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione).

In italiano disponiamo di sette modi verbali:

• quattro modi finiti: indicativo (io amo)

congiuntivo (che io ami)

condizionale (io amerei)

imperativo (ama!)

• tre modi indefiniti: infinito (amare)

participio (amante)

gerundio (amando)

Mentre i modi finiti determinano il tempo, la persona e il numero, i modi

indefiniti non determinano la persona e, tranne il participio, il numero.

L'infinito, il participio e il gerundio sono anche detti "forme nominali

del verbo", perché vengono usati spesso in funzione eli sostantivo e di

aggettivo: abbiamo già citato il participio presente amante, cui si può

aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a

infiniti quali l'essere, il dare i l'avere, l'imbrunire, o a gerundi

diventati nomi, quali laureando e reverendo.

Modi finiti:

L'indicativo è il modo della realtà, della certezza, della constatazione e

dell'esposizione obiettiva, o presentata come tale:

me ne vado (sicuramente).

II congiuntivo è il modo della possibilità, del desiderio o del timore,

dell'opinione soggettiva o del dubbio, del verosimile o dell'irreale; viene

usato generalmente in proposizioni dipendenti da verbi che esprimono

incertezza, giudizio personale, partecipazione affettiva:

sembra che se ne vada

(ma non é certo)

preferisco che se ne vada

Anche il condizionale indica fatti, azioni, modi di essere in cui prevale

l'aspetto di eventualità, subordinata a una condizione (di qui il nome):

me ne andrei (se potessi).

L'imperativo, infine, è il modo del comando, dell'invito,

dell'esortazione, dell'ammonimento, dell'invocazione:

vattene! (è un ordine, un consiglio ecc.)

Modi indefiniti:

L'infinito indica genericamente l'azione espressa dal verbo senza

determinazioni di persona e di numero:

studiare, leggere, partire.

Il participio può svolgere sia la funzione di verbo sia quella di aggettìvo

(inoltre, al pari degli aggettivi, assume anche valore di sostantivo). Il

participio presente determina solo il numero, mentre il participio passato

determina sia il numero sia il genere:

facente, facenti; vedente, vedenti; insegnante, insegnanti;

preso, presa, presi, prese; nato, nata, nati, nate; candidato, candidata,

candidati, candidate.

A differenza di quanto accade per i modi finiti, il participio non segnala

la persona.

II gerundio indica un fatto che si svolge in rapporto a un altro, espresso

nella proposizione reggente da un verbo di modo finito:

sbagliando s'impara; l'ho incontrato tornando a casa, discutevamo

passeggiando.

b) Cosa é il tempo ? :

II tempo indica qual è il rapporto cronologico che intercorre tra l'azione

o lo stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito

l'enunciato.

È opportuno distinguere tra tempo fisico e tempo linguistico (o

grammaticale): il tempo fisico si riferisce alla percezione che ciascun

individuo ha del fluire del tempo nella realtà, ed è misurabile

quantitativamente. Il tempo grammaticale è costituito invece da un sistema

di relazioni temporali che permettono dj collocare l'azione prima, durante

o dopo il momento in cui viene proferita la frase e dì indicare l'ordine di

successione dei due avvenimenti.

Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al

sistema dei tempi verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo

(prima, dopo, fra sette mesi, per due anni). La non corrispondenza tra

tempo fisico e tempo linguistico è evidente nei casi in cui un tempo

grammaticale passato esprime un evento che nella realtà si svolge nel

futuro:

saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni.

Il rapporto cronologico tra lo stato o l'azione espressi dal verbo e il

momento in cui viene proferito l'enunciato può essere di:

contemporaneità, quando il fatto avviene nel momento in cui si parla:

Daniele canta

anteriorità, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in

cui si parla: Daniele cantava (ha cantato, canto);

posteriorità: quando il fatto avviene in un momento posteriore a quello in

cui si parla: Daniele canterà.

II tempo che esprime la contemporaneità è il presente; il tempo che esprime

l'anteriorità è il passato, variamente articolato nell'indicativo

(imperfetto, passato prossimo e remoto, trapassato prossimo e remoto) e nel

congiuntivo ( imperfetto, passato, trapassato); il tempo che esprime la

posteriorità è il futuro, suddiviso nell'indicativo in futuro semplice e

futuro anteriore.

Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme

verbali di cui sono costituiti consìstono in una sola parola (amo, temevo,

anivò,partirà), e in composti, quando le forme verbali risultano

dall'unione del participio passato del verbo con una voce dell'ausiliare

essere o avere (ho amato, avevo temuto, fu arrivato, sarà partito).

Per comprendere meglio il significato delle relazioni temporali possiamo

visualizzare graficamente la collocazione di un avvenimento lungo l'asse

del tempo, rappresentato da una linea retta. Per far ciò occorre fare

riferimento a due nozioni fondamentali: :

• il momento dell'enunciazione (= ME), cioè il momento in cui si verifica

l'atto di parola;

• il momento dell'avvenimento (= MA), cioè il momento in cui ha avuto luogo

l'evento oggetto dell'atto di parola.

Per interpretare il passato remoto, il passato prossimo, l'imperfetto e il

futuro dell'indicativo è sufficiente questo elementare riferimento al

fluire del tempo fisico. Il trapassato prossimo, il trapassato remoto e il

futuro anteriore, viceversa, non sono ancorati direttamente al tempo

fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un'indicazione

relativa di anteriorità o posteriorità rispetto ad un evento espresso da un

tempo semplice (dopo che ebbe appreso la notizia svenne) o da un'altra

determinazione temporale (alle 8 aveva già cenato). Per rappresentare

graficamente i tempi composti dobbiamo pertanto introdurre un terzo

parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso può essere

costituito da un avverbio di tempo o da un'altra determinazione temporale

(alle cinque, l'anno scorso, quando sono uscito ecc.):

Tempi dell’indicativo:

L'indicativo è l'unico modo verbale che abbia specificati nei suoi vari

tempi

- semplici (presente, imperfetto, passato remoto, futuro) e composti

(passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro

anteriore) – i tre fondamentali punti di riferimento cronologici in cui un

fatto avviene: l'anteriorità, nelle sue molteplici articolazioni

(imperfetto, passato prossimo, passato remoto, trapassato prossimo,

trapassato remoto); la contemporaneità (presente); la posteriorità (futuro

semplice e futuro anteriore).

Il presente. Indica il fatto, l'azione, il modo di essere che si

svolgono o

sussistono nel momento stesso in cui si parla:

faccio una passeggiata.

Si usa spesso il presente per esprimere la consuetudine, l'iterazione, hi

regolarità con cui si veri/icario determinati fatti:

il rapido per Napoli parte alle diciassette; vedo Luigi tutti i giorni;

o per indicare un'attitudine del soggetto: Franco parla il tedesco;

Giulio ripara le antenne;

in questi casi il tempo presente indica che il soggetto possiede una

determinata capacità ed è in grado di esercitarla quando occorre, ma non

necessariamente che egli stia esercitando tale capacità al momento

dell'enunciazione.

Inoltre il presente, in quanto "non-passato" e "non-futuro", è in grado di

significare ciò che si avvera sempre, le verità atemporali:

la luna gira intorno alla terra; la rosa è un fiore;

il presente atemporale, particolarmente usato nelle definizioni

scientifiche, non è sostituibile con altri tempi o modi:

due più due faceva / sta facendo / farebbe quattro;

e non è compatibile con avverbi temporali del tipo prima, dopo, non sempre,

la Luna gira intorno alla Terra, ma non sempre.

Nei proverbi e negli aforismi il presente vuole indicare appunto la perenne

validità di quanto viene affermato:

chi dorme non piglia pesci; il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Il presente storico è un passato in forma di presente, è quasi un modo per

far rivivere il passato nel presente; serve a conferire maggiore efficacia

alla narrazione dei fatti, ad attualizzarli:

Leopardi nasce a Recanati nel 1798; Cesare da l'ordine di avanzare.

L'imperfetto Esprime la durata o la ripetizione nel passato:

la pioggia cadeva ininterrottamente da due giorni; venivano a trovarci

quasi tutte le settimane.

Dal punto di vista aspettuale l'imperfetto indica un'azione incompiuta nel

passato; per questo motivo, di norma, un verbo all'imperfetto non è

sufficiente a conferire alla frase senso compiuto. Se dico: ieri tornavo a

casa la frase rimane come sospesa e il mio interlocutore si aspetta

un'integrazione, per esempio: ieri tornavo a casa quando ho incontrato

Gianni.

Nelle narrazioni, l'imperfetto costituisce il tempo della descrizione per

eccellenza. Esso si presta infatti a rappresentare scene statiche, in cui

tutti gli elementi sono collocati sul medesimo piano temporale:

La stazione era deserta. Carla indossava un soprabito scuro. L'orologio

segnava le venti e trenta,

La stessa scena, resa con i verbi al passato remoto, da piuttosto l'idea di

un susseguirsi poco coerente di frasi:

La stazione fu desena. Carla indossò un soprabito scuro. L'orologio segnò

le venti e trenta.

Questa differenza è messa a frutto quando si esercita, a qualsiasi livello,

l'arte del raccontare: l'imperfetto descrive luoghi e personaggi o delinea

stati di cose, mentre i tempi perfettivi (il passato remoto o il presente

storico) sono necessari per dare il via alla storia, per riferire in modo

ordinato il susseguirsi degli avvenimenti. Lo si può facilmente verificare

analizzando l'inizio di una fiaba:

C'era una volta a Palermo un certo Don Giovanni Misiranti, che a

mezzogiorno si sognava il pranzo e alla sera la cena, e di notte se li

sognava tutti e due. Un giorno, con la fame che gli allungava le budella,

uscì fuori porta. (da Fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo

Calvino, Milano, A. Mondadori).

Quanto detto non vale nei casi in cui l'imperfetto assume valori aspettuali

proprì del passato remoto, come avviene con il cosiddetto imperfetto

narrativo, caratteristico, oltre che della lingua letteraria, dei resoconti

giornalistici:

Nel ribollire della disamistade cadevano le elezioni regionali del 51; i

candidati democristiani disertavano la piazza, la frequentavano invece i

comunisti (L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetrd);

allo scoccare della mezzanotte l'assassino entrava di soppiatto in casa

delle vittime;

al ventisettesimo minuto della ripresa il centravanti raccoglieva un abile

invito del numero 10 e metteva in rete.

Talvolta l'imperfetto può assumere valori modali diversi da quelli propri

dell'indicativo. Si distingue in particolare:

1. un imperfetto ipotetico:

facevi meglio a stare zitto; potevano anche dircelo prima.

Quest'uso è comune soprattutto nel parlato; in una varietà più formale di

lingua troviamo invece il condizionale passato {facevi = avresti fatto;

potevano = avrebbero potuto);

2. un imperfetto irreale: si ha ogniqualvolta il tempo verbale serve a

sottolineare un distacco dalla realtà e la creazione di un universo

fittizio. È tipico delle narrazioni di sogni o della trama di un'opera

letteraria:

poi entravo in un'enorme sala a specchi: dopo alcuni secondi le pareti

iniziavano a muoversi verso di me...

e nel cosiddetto imperfetto Indico, comune nelle affabulazioni dei bambini:

Allora, facciamo che io ero il papa e tu la mamma;

3. un imperfetto attenuativo, a cui si ricorre in particolare con il verbo

volere e sinonimi, per conferire un tono di cortesia o di attenuazione del

valore iussivo di una richiesta; si immagini il seguente dialogo tra un

salumiere e una cliente, in cui chiaramente i due imperfetti non hanno

valore temporale:

- Cosa desiderava signora?

- Mah, volevo due etti di prosciutto.

Nel secondo caso l'imperfetto può essere adeguatamente sostituito dal

condizionale presente.

Il passate prossimo. Questo tempo composto, formato dal presente di un

ausiliare (essere o avere) e dal participio passato del verbo, esprime un

fatto compiuto nel passato, ma che ha una qualche relazione col presente, o

perché l'evento descritto perdura nel presente:

due giorni fa ho preso una brutta influenza (e ancora ne soffro);o perché

perdurano gli effetti dell'evento descritto:

Marco è nato il 21 settembre del 1943;

ho imparato l'inglese durante un soggiorno di studio negli Stati Uniti;

per quanto riguarda il primo esempio è significativo il fatto che si usi il

passato prossimo per indicare la nascita di un personaggio ancora vivente,

ma sia d'obbligo il passato remoto per indicare il dato biografico di un

defunto:

Manzoni nacque nel 1785.

Anche senza l'accompagnamento di avverbi o di locuzioni avverbiali, il

passato prossimo può equivalere in qualche caso a un futuro anteriore,

presentando il fatto come compiuto nel futuro:

un ultimo sforzo e ho finito (= avrò finito).

II passato remoto. Indica un'azione conclusa nel passato, prescindendo dal

suo svolgimento e dai suoi eventuali rapporti col presente. Si noti la

differenza tra:

1. Mora via scrisse Gli indifferenti dal 1925 al 1928;

2. Moravia scriveva Gli indifferenti tra il 1925 e il 1928;

3. Moravia ha scritto Gli indifferenti.

Nella frase 1 il passato remoto scrisse mette in rilievo l'aprirsi e il

chiudersi dell'azione, il suo inizio e la sua fine. Nella frase 2

l'imperfetto scriveva sottolinea lo svolgimento dell'azione entro i limiti

temporali indicati. Nella frase 3 il passato prossimo ha scrìtto esprime

insieme la compiutezza dell'azione e la sua "attualità": Moravia è autore

di questo libro, questo libro esiste, possiamo leggerlo.

Nella lingua contemporanea il passato remoto viene spesso sostituito dal

passato prossimo: l'anno scorso sono andato a Venezia. Particolarmente nel

parlato, il prevalere del passato prossimo rispetto al passato remoto si

giustifica con l'esigenza di avvicinare i fatti al momento della

narrazione, con ragioni cioè di immediatezza espressiva. Si noti che questo

uso del passato prossimo al posto del passato remoto, ora sempre più

generalizzato, è tipico dell'Italia settentrionale; nel meridione si

ricorre invece al passato remoto anche riferendosi a fatti avvenuti in un

tempo vicinissimo al presente: arrivai un quarto d'ora fa.

Il trapassato prossimo e il trapassato remoto. Il trapassato prossimo(o

piuccheperfetto), formato dall'imperfetto di un ausiliare (essere o avere)

e dal participio passato del verbo, indica un fatto del passato, anteriore

a un altro fatto pure del passato:

mi ero appena addormentato, quando bussarono alla porta.

Il trapassato prossimo può assumere valori modali diversi da quelli propri

dell'indicativo:

1. trapassato prossimo ipotetico, usato colloquialmente nell'apodosi del

periodo ipotetico, in luogo del condizionale passato.

se non mi fossi ammalato a quest'ora avevo già terminato gli esami;

2. trapassato prossimo attenuativo:

Buongiorno, ero venuto per chiederle una cortesia.

Questi valori modali, che ricalcano in parte quelli dell'imperfetto, sono

dovuti con ogni probabilità all'influsso dell'ausiliare del trapassato

prossimo, coniugato all'imperfetto indicativo.

Il trapassato remoto, formato dal passato remoto di un ausiliare (essere o

avere) e dal participio passato del verbo, indica un fatto anteriore al

passato remoto. Il trapassato remoto ha un uso più limitato del trapassato

prossimo; infatti, mentre questo si può incontrare sia nelle proposizioni

principali sia nelle proposizioni subordinate, il trapassato remoto oggi si

trova solo nelle proposizioni temporali introdotte da quando, dopo che, non

appena, appena (che):

non appena se ne fu andato, vennero a cercarlo.

II futuro semplice e il futuro anteriore. Il futuro semplice indica un

fatto che deve ancora verificarsi o giungere a compimento:

arriverò domani; terminerò il lavoro entro una settimana.

Il futuro semplice può assumere valore di imperativo:

farete esattamente come vi ho detto; imparerai questa poesia a memoria.

Il futuro anteriore, formato dal futuro semplice di un ausiliare (essere o

avere) e dal participio passato del verbo, indica un evento futuro,

anteriore a un altro pure del futuro; è quindi una sorta di "passato nel

futuro":

quando lo avrai visto, te ne renderai conto.

Sia il futuro semplice sia il futuro anteriore possono indicare un dubbio,

una supposizione o una deduzione del parlante:

hanno bussato alla porta, sarà Marco;

a occhio e croce questa pizza peserà due etti;

quando è iniziato lo spettacolo saranno state le nove;

in questo caso il futuro ha valore modale, non temporale, come si evince

dal fatto che i verbi degli esempi riportati non esprimono posteriorità.

Tempi del congiuntivo:

I tempi del congiuntivo sono quattro: presente, imperfetto, passato,

trapassato.

II congiuntivo viene usato soprattutto nelle proposizioni dipendenti. In

quelle indipendenti - nelle quali il congiuntivo può esprimere volontà,

dubbio, concessione - i due tempi semplici (presente e imperfetto) si usano

con riferimento al presente:

dica

pure cio che vuole

dicesse

I due tempi composti (passato e trapassato) si usano invece con riferimento

al passato:

sia

che gia partito?

fosse

Per la scelta del tempo nelle proposizioni dipendenti, si veda il capitolo

della sintassi.

Tempi del condizionale:

II condizionale ha due tempi: uno semplice, il presente, e uno composto, il

passato. Col presente si indica l'eventualità nel presente, col passato

l'eventualità nel passato:

vorrei

rivederti

avrei voluto

Tempi dell’imperativo:

L'imperativo ha due tempi, il presente e il futuro:

esci subito di quii; farai quello che dico io!

L'imperativo manca della prima persona singolare.

Tutte le voci dell'imperativo sia presente sia futuro coincidono con quelle

del presente e del futuro di altri modi; solo i verbi appartenenti alla

prima coniugazione hanno la seconda persona singolare dell'imperativo

presente che non può essere confusa con la seconda persona di nessun altro

tempo: studia, mangia, parla.

Nella forma negativa, la seconda persona singolare dell'imperativo presente

si esprime con l'infinito presente preceduto dalla negazione non:

non cantare, non correre, non partire.

Tempi dell’infinito:

I tempi dell'infinito sono due: uno semplice, il presente (andare, vedere,

finire): e uno composto, il passato (essere andato, aver visto, aver

finito).

L'infinito si usa soprattutto in frasi subordinate: il presente indica un

rapporto di contemporaneità o di posteriorità rispetto al tempo del verbo

della reggente; il passato indica un rapporto di anteriorità:

dice

di conoscerlo, di volerlo conoscere

diceva.

dice

di averlo conosciuto.

diceva

Preceduto dalla negazione non, l'infinito presente può acquistare il valore

di imperativo:

non farlo!; non dire sciocchezzel; non ridere.

Ha lo stesso valore, anche senza la negazione, in avvisi, cartelli,

insegne:

tenere la destra; moderare la velocità; gettare i rifiuti nel cestino.

Spesso l'infinito presente svolge la funzione di sostantivo:

tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare

e si pensi a infiniti come dovere, piacere, avere, trasformatisi in

sostantivi forniti anche di plurale: il dovere/i doveri; il piacere/i

piaceri; l'avere/gli averi.

Tempi del participio:

II participio ha due tempi: il presente e il passato.

Come gli aggettivi in -e, il participio presente ha una forma per il

maschile e il femminile singolare {amante, vincente, partente) e una per il

maschile e il femminile plurale (amanti, vincenti, partenti). È usato

sempre più raramente nel suo valore verbale; participi quali ardente,

splendente, avvincente, arrogante, sorrìdente o quali studente, cantante,

insegnante, emigrante, dirigente sono oggi sentiti soltanto come aggettivi

e sostantivi.

Il participio passato si comporta come gli aggettivi in -o: lodato, lodata,

lodati, lodate. Si usa insieme con gli ausiliari essere e avere nelle forme

composte della coniugazione verbale: sono andato, hai visto, è preso.

Ha spesso funzione di aggettivo o di sostantivo:

uno stimato professionista, il candidato eletto; l'imputato, i vinti, uno

sconosciuto.

Ilparticipio passato ha valore attivo con i verbi intransitivi:

partiti di mattina, arrivarono a notte fonda (paniti = essendo partiti,

sebbene fossero partiti);

ha invece valore passivo con i verbi transitivi:

non mi piace la minestra riscaldata (riscaldata = che è stata riscaldata).

Tempi del gerundio:

II gerundio ha due tempi: il presente (cantando, leggendo, udendo) e il

passato (avendo cantato, avendo letto, avendo udito).

Il gerundio presente trova impiego in proposizioni subordinate, dette

appunto gerundive:

discutevamo camminando,

dove camminando è una gerundiva con valore temporale (= mentre

camminavamo).

Contribuisce a formare le perifrasi verbali andare + gerundio e stare +

gerundio, che esprimono un'azione progressiva e durativa, considerata cioè

nel suo progredire e nella sua durata:

il tempo va migliorando, sto studiando.

Molti gerundi presenti hanno subito un processo di nominalizzazione:

laureando, reverendo e, nel linguaggio musicale, crescendo, diminuendo.

Il gerundio passato non è molto usato; in genere viene sostituito con frasi

esplicite: si dice è stato promosso perché ha studiato piuttosto che avendo

studiato è stato promosso.

II. L’uso del modo CONDIZIONALE

Il condizionale présenta l'azione o il modo di essere come eventuali-

ipotetici; e cioè come realizzabili, nel présente o nel passato, ma

subordinatamente a determinati condizioni o condizionamenti che possono

essere espressi o sottintesi. Tali condizioni o condizionamenti sono per lo

piu indipendenti dalla volontà di chi parla o scrive (ne sia o no egli il

soggetto grammaticale) e possono risultare: o già ben definiti ed esistenti

o supponibili oppure suggeriti da opportunità di adattamento

comportamentale a specifici aspetti situazionali. Sul genere di

potenzialità di tali presupposti (sintatticamente: protasi), chi parla o

scrive valuta il grado di probabilità di realizzazione dei fatti che ne

dovrebbero conseguire (sintatticamente: apodosi),e, nell'esprimerli,

mediante il condizionale manifesta (o tradisce) l'atteggiamento mentale o

psicologico del consapevole distacco o del sospeso possibilismo o della

cauta esitazione.

Per esemplificare: apodosi: Vorrei parlarle (protasi: se ha un po' di

tempo). - Ci verrei anchio (se non ti disturbo). - Fumerei volentieri

qualche sigaretta ogni tanto (ma qui è proibito). - Carlo si starebbe per

laureare (se è vero quel che si dice). - lo (se fossi stato al tuo posto)

non gli avrei dato retta. - Sarebbe venuto allé cinque (mancano ancora due

ore //oppure: ormai è mutile aspettarlo). - Sarei partito ieri // domani

(ma non ho trovato posto in aereo).

Sia al présente che al passato, il condizionale può esprimere

l'atteggiamento di prudente presa di distanza (condizionale di

distanziamento) di chi narra fatti e fa anche intendere di non avere

diretta o comunque piena conoscenza; o magari di non volere essere in

nessun modo coinvolto. E' questa la tipica modalità di chi, anche per

professione, come il giornalista, è costretto a interessarsi di vicende di

particolare delicatezza e responsabilità:

- Carlo Rossi sarebbe stato messo in prigione. (come a dire: se è vera

la notizia che ho sentito, Carlo Rossi...)

- Seconde l'accusa (...) la maggior parte delle apparecchiature

sarebbero state residuati di guerra (...). (in 'La nazione', 5-9-1976).

- Ayrton Senna sembrerebbe escluso dal prossimo campionato (...). II

condizionale è d'obbligo perché in realta la attuale azione potrebbe ancora

mutare (...). (C. Marincovich, in la 'Repubblica' [sport], 11-2-1992) (qui

l'autore stesso, giustifica l'uso del condizionale come segnale di

opportune atteggiamento prudenziale).

L'idea di intenzionalità, di disponibilità legata al condizionale

consente che il tempo passato serva a esprimere il rapporte di posteriorità

dei fatti narrati rispetto a un punto di riferimento collocato nel passato

(futuro del [nel] passato):

- (Carlo dice che finirà entro un'ora [= che ha intenzione di

finire...]) -«Carlo disse che avrebbe finito entro un'ora. (= che aveva

intenzione di finire...)

- Certe volte (...) ho pensato che Sciarmano sia stato il primo a

sapere che io sarei nata (...). (M. Di Lascia, Passaggio in ombra').

- (...), mi dicevo che presto Io avrei riavuto tutto per me (...). (M.

Di Lascia, cit.).

In questi casi, specie (ma non solo) nei registri linguistici meno

sorvegliati, si puo usare, in alternativa, L’indicativo imperfetto :

- Carlo disse che finiva (= avrebbe finito) entro un'ora.

Nel seguente esempio, per il futuro nel passato, si noti l'uso del

condizionale passato e dell'imperfetto nei due segmenti di una frase

temporale scissa per enfasi:

- (...) a quel punto gli chiedeva quando sarebbe stato che la mamma la

mandava a conoscere la nipote. (M. Di Lascia, cit.)

Per la stessa idea di intenzionalità, il condizionale passato puo

anche esprimere fatti desiderati o progettati per il reale

futuro ma dei quali già nel présente si conosce la irrealizzabilità essendo

nota lacondizione impediente. Ne risulta dunque un periodo ipotetico délla

irrealtà che ha l'apodosi collocata nel passato:

- So che domani vai a Roma. Ci sarei venuto anch'io, ma ho da fare

(oppure: se non avessi da fare).

- Una volta nella nostra cappella tenevano messe anche per il

pubblico. Quest'anno no. Saresti venuto, vero? (G. Arpino, 'La suora

giovane').

Anche in questi casi è possibile l'uso alternativo dell'indicativo

imperfetto :

- A Roma domani ci venivo anch'io se non avessi da fare(Moravia).

E' forse utile tornare a riflettere un po' su quel génère particolare di

condizionamenti come "suggeriti da opportunità o nécessita di adattamento

comportamentale a specifici aspetti situazionali", che, pur non

esplicitati, ciascuno di noi intuisce, avere, cogliere, e in base ai quali

(riluttante o no) regola il proprio modo di comportarsi. Tali aspetti

variano col variare a) delle situazioni (più formali, meno formali, non

formali), b) della funzione comunicativa (narrativa, espressiva, conativa,

imperativa ...) o c) (forse più spesso) degli interlocutori (e in base al

loro ruolo sociale, all'età, al sesso, al loro contingente stato urnorale,

allé loro azioni e reazioni). Sono tipi vari di condizionamenti che,

dettati in génère dal desiderio o comunque dalla nécessita di stabilire

armonia di rapporti, non solo comunicativi, determinano le nostre scelte (o

stratégie) di comportamento, e dunque anche linguistiche.

E' cosi che si può spiegare, ad esempio, una frase come la seguente

formulata da chi desiderasse far conoscere la propria casa a qualcuno:

"Questa sarebbe la mia casa". Come 'sarebbe'? E' o non è? E', naturalmente,

ma rapporte di cortesia suggerisce che la brusca referenzialità

dell'indicativo si attenui nel senso di conciliante garbatezza del

condizionale. Mediante il quale il parlante sembra quasi subordinare la

vérità di quanto afferma al punto di vista, all'approvazione o

disapprovazione del suo interlocutore: che rappresenta un condizionamento

non trascurabile.

Situazioni comunicative analoghe, soprattutto parlate, ricorrono con

assoluta quotidianità. E il condizionale vi appare lo strumento

pragmatico , tipico di un rapporte che predilige i modi délla conciliante

offerta o richiesta di disponibilità, della garbata proposta, délla

discreta esitazione, délla valutazione rispettosa e misurata, délla

distaccata ironia, della domanda aperta e possibilista.

Le espressioni qui di seguito proposte come esempio potrebbero avère

la condizione o il condizionamento espressi o sottintesi (come suggeriti

dalla situazione in se). Noi abbiamo preferito questa seconda soluzione,

ritenendola la più ricorrente nella realtà comunicativa. In parentesi

accenneremo comunque a qualche esempio, e non sempre con l'esplicitante

'se'. Non di rado verra fatto di notare che i significati potrebbero

variare col variare del tipo di situazione:

• semplice potenzialità nel présente o nel passato: In casi come

questo, qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato) di tradimento.

• aperta offerta di disponibilità: Pagherei chissà che per un bicchier

d'acqua. (Ma ho paura che sarà difficile averlo) Qui il passato suonerebbe

come un rammarico: Avrei pagato chissà che (...).

• richiesta gentile (con verbo di 'volontà'): Vorrei un caffe. -

Preferirei rimanere sola. (Se non vi dispiace)

In casi come questo, soprattutto con i verbi 'volere' e 'desiderare',

il richiedente potrebbe anche usare l'imperfetto attenuativo' . E cio, in

particolare, come risposta a una richiesta fatta con l'imperfetto della

medesima modalità da parte dell'interlocutore; il quale, per altro, non

potrebbe usare il condizionale, che (si veda più sotto) suonerebbe come

provocazione: "Che desidera (voleva, desiderava)" "Volevo (vorrei,

desideravo), un caffe."

Qui il passato suonerebbe come rinuncia o rimprovero: Avrei voluto un

caffe

(esempio: ma ho fatto bene a non.../ ma tu...)

• richiesta resa più conciliante e gentile dalla forma interrogativa:

Mi daresti (potrei avère) un bicchier d'acqua?

Qui il passato suonerebbe come richiesta di informazione.

• gentile invito, e rifiuto gentilmente esitante: "Ci verresti (vieni)

al cinéma con noi?" "Ma io, veramente, avrei da studiare."

Qui il passato suonerebbe come gentile richiesta di informazione con

relativa gentile risposta.

• manifestazione di un desiderio (che potrebbe anche nascondere una

richiesta): Verrai (tanto) volentieri a Roma con te. (Se non temessi di

disturbarti) -Adesso si che mi fumerei una bella sigaretta! (Non hai mica

da offrirmela?)

• domanda per conforma: Sarebbe quello tuo genero? - Questo sarebbe il

libro di cui mi parlavi? (Se non mi sbaglio questo potrebbe essere...)

Talvolta anche con qualche moto di meraviglia o incrédulità o

ammirazione o invidia: Sarebbe questa la tua Lucia? - Quel piccolino li

parlerebbe già cinque lingue?

• presentazione di qualcuno o qualcosa in tono discreto e sommesso

(usando 'essere'): Questa sarebbe la mia biblioteca. (Anche se piuttosto

modesta)

• sommesso intervento del parlante (per consiglio, proposta o altro

gentilmente sollecitato dall'interlocutore), anche introdotto da un verbo

corrispondente: Oddio, io qualcosa in testa ce l'avrei pure. (N. Boni, in

'La stampa', 8-8-1988) - "Tu che dici (pensi, consigli, suggerisci //

diresti, penseresti, consiglieresti, suggeriresti) di fare stasera?" "Io

direi (penserei, consiglierei, suggerirei) di fare una partitina a poker".

(Se posso, io direi...).

Qui il passato suonerebbe come ripensamento su qualcosa che forse

avrebbe potuto o dovuto essere fatto.

• opinione in tono attenuate (di chi, spesso anche il verbo 'dovere',

mostra molta fiducia sulla probabilità di realizzazione):

Una soluzione salomonica che dovrebbe mettere a tacere tutte le

polemiche (...). (in 'il Giornale', 27-10-1995)

• opinione garbatamente a contrario: "Gli scalatori di alta montagna

sono degli sconsiderati perché mettono a repentaglio la loro vita. Lei,

dottore, che ne pensa?" "Ma io, veramente, non sarei cosi severo in

proposito."

• presa di distanza ironicamente tagliente in forma di domanda: Un

ipotetico professore a un ipotetico interrogato: "E tu avresti studiato?"

(come a dire: "Checché tu insista a dire, non hai studiato proprio.") - "E

quello sarebbe un bravo medico?" (si potrebbe dire di un medico che

immeritatamente gode di buona fama)

• domanda in tono di incredulità o di risentimento per impedire o

disapprovare fatti o progetti dell'interlocutore o di altri; o anche per

provocare l'interlocutore stesso: Che farebbe tuo fratello stasera!?

Uscirebbe?! (Come a dire: "Se ha un'intenzione del génère, se la tolga

dalla testa.") - Tu esporresti un tale monumento in luogo pubblico? (l.

Silone, Il segreto di Luca) - "Come sarebbe a dire?!" chiese il commissario

sbarrando gli occhi. (P. Chiara, I giovedi della signora Giulia').

La stessa domanda al passato, puo anche servire a smentire un fatto o

a difendersi da qualche accusa: Anna: "E' stato Carlo a dire che Luigi...."

Carlo: Che cosa avrei detto io?".

III. IL periodo IPOTETICO

1.Le frasi ipotetiche

Le frasi ipotetiche (cioè le proposizioni subordinate introdotte nella gran

parte dei casi dall'operatore di subordinazione se) formano, insieme alle

proposizioni sovraordinate da cui dipendono, frasi complesse

tradizionalmente chiamate «periodi ipotetici», che noi chiameremo anche

«costrutti condizionali».

All'interno di un costrutto condizionale la proposizione subordinata viene

chiamata «protasi», mentre la proposizione sovraordinata viene chiamata

«apodosi»; prese singolarmente protasi ed apodosi possono essere frasi

semplici, come in (1), oppure frasi complesse che contengono proposizioni

coordinate, come in (2), o frasi complesse contenenti (almeno) una

proposizione subordinata come in (3):

(1) Se partiamo abbastanza presto, non troveremo molto traffico.

(2) Se il treno non è in ritardo ed i vagoni non sono troppo affollati,

faremo un viaggio comodo ed arriveremo in tempo per la partita.

(3) Se credi di essere troppo stanco per fare quel lavoro, sarà meglio

affidarlo a qualche altro tuo collega.

Inoltre l’apodosi di un costrutto condizionale non deve essere

necessariamente una proposizione principale, ma può essere a sua volta

subordinata ad un'altra proposizione principale, come in (4):Mi hanno detto

che dovrò fare un'ottima prova, se voglio veramente ottenere l'incarico.

a)Semantica del costrutto condizionale

Parlando di «periodo ipotetico» e «costruttto condizionale» si identifica

la costruzione in base alle sue caratteristiche funzionali: con la protasi

si «ipotizza» una «condizione», soddisfatta la quale si ha come

«conseguenza» quanto espresso dall'apodosi. Il costrutto esprime

globalmente un'ipotesi ed instaura fra il contenuto proposizionale della

protasi (che simbolizzeremo con «p») e quello dell'apodosi (che

simbolizzeremo con «q») un rapporto del tipo «condizione-conseguenza».

Per esempio, con una frase come (1) si ipotizza che, soddisfatta la

condizione di una partenza sufficientemente mattiniera (p), si avrà come

conseguenza un viaggio tranquillo per la scarsità di traffico (q): p e q

non sono presentati sicuramente ed indipendentemente come veri, ma data la

verità di p deve seguirne la verità di q. Questo aspetto del significato di

un costrutto condizionale può essere così riassunto: un costrutto

condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi

siano entrambi veri («se p, q» - «Pvero E qvero»).

Nel caso in cui alla partenza mattiniera (p) faccia poi séguito un viaggio

clamorosamente ritardato dal traffico (non-q) la frase in (1) sarà

considerata un «cattivo» consiglio, oppure una previsione «sbagliata»: un

costrutto condizionale non prevede che il contenuto proposizionale della

protasi sia vero e che quello della apodosi sia falso.

Inoltre nella comunicazione quotidiana, ordinaria, l'enunciazione di una

sequenza come (1) suggerisce all'interlocutore che una partenza ritardata

(non-p) avrebbe come conseguenza l'incontro di un denso traffico (non-q).

Questo suggerimento, esprimibile con (5), è una «inferenza sollecitata» (o

«invitata») dal costrutto condizionale esemplificato in (1), e mostra un

altro aspetto del significato di un periodo ipotetico, così riassumibile:

un costrutto condizionale ipotizza che i contenuti proposizionali di

protasi ed apodosi siano entrambi falsi («se p, q» — «pFalso E q Falso»):

(5) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

Unendo quanto proposto finora, possiamo dire che un costrutto condizionale

ipotizza che i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi possano

essere o entrambi veri, o entrambi falsi (grazie all'inferenza

sollecitata).

Questo significato, ottenuto per (1) combinando appunto (1) e (5), ovvero

la sua inferenza sollecitata, corrisponde a quello espresso direttamente ed

esplicitamente da un costrutto condizionale con la protasi introdotta

dall'operatore di subordinazione solo se:

(6) Solo se partiamo abbastanza presto non troveremo molto traffico.

Un costrutto come (6), detto «bi-condizionale», ha un significato

parafrasabile proprio con l'accostamento di (1) e di (7):

(7) Se non partiamo abbastanza presto, troveremo molto traffico.

La sinonimia tra i costrutti condizionali e quelli bicondizionali, e tra

gli operatori di subordinazione se e solo se, è però solo apparente: un

costrutto bicondizionale, grazie alla presenza di solo se, ha sempre e per

forza l'interpretazione ottenibile combinando insieme gli schemi presentati

sopra, mentre un costrutto condizionale semplice può avere sia

l'interpretazione bicondizionale (grazie all'inferenza sollecitata) sia

l'interpretazione più debole, priva dell'inferenza sollecitata.

Per esempio, una sequenza come (8) presenta, tramite la coordinazione dei

due infiniti, non una ma due condizioni, e può essere parafrasata con un

costrutto che abbia due protasi coordinate, una per ogni condizione, come

(9):

(8) Se continua a non piovere e a non nevicare, la prossima estate

rischieremo la siccità.

(9) Se continua a non piovere e se continua a non nevicare, la prossima

estate rischieremo la siccità.

Ma in (9) non è possibile dare una interpretazione bicondizionale alle due

protasi, e non è possibile sostituire i due se con due solo se, come si

vede dalla inaccettabilità di (10):

(10) Solo se continua a non piovere e solo se continua a non nevicare, la

prossima estate rischieremo la siccità.

Infatti il significato di solo entra in contraddizione con il significato

di e; l'unica interpretazione possibile per i due se di (9) è quella

semplice, priva dell'inferenza sollecitata. L'interpretazione

bicondizionale (con l'inferenza sollecitata) può emergere solo combinando

le due condizioni in un unico contenuto proposizionale complesso; così

l'interpretazione di (11) può essere parafrasata con l'accostamento di (12a-

b):

(11) Solo se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima

estate rischieremo la siccità.

(12) a. Se continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate

rischieremo la siccità.

b. Se non continua [a non piovere e a non nevicare], la prossima estate non

rischieremo la siccità.

Formalizzeremo quindi la differenza di significato esistente fra i

costrutti bi-condizionali ed i costrutti condizionali con gli schemi

rappresentati rispettivamente in (13) ed in (14):

(13) «Solo Se p, q» —» «Pvero E qvero» O «pFalso E qFalso»

(14) «Se p, q» — «pVero E qvero» (O «Pfalso E qFalso»)

b)Concordanza dei tempi e semantica dei modi

L'italiano presenta un sistema standard di concordanza di modi e Tempi

verbali all'interno dei costrutti condizionali, che nella lingua

contemporanea è affiancato da una variante colloquiale che si sta

diffondendo anche a livelli più alti, e da un sistema «substandard» tipico

solamente di alcune varietà più basse.

Nel primo sistema è possibile avere l'indicativo in protasi ed apo dosi,

come in (15), il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale

semplice nell'apodosi, come in (16), e il congiuntivo piuccheperfetto nella

protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (17) :

(15) Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

(16) Se venissi alla festa, ti divertiresti moltissimo.

(17) Se fossi venuto alla festa, ti saresti divertito moltissimo.

La variante colloquiale del sistema standard, presente talora anche in

livelli più alti, prevede la possibilità che l'indicativo imperfetto

sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella protasi e / o il

condizionale composto nell'apodosi, come in (18):

(18) a. Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

b. Se lo sapevo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

c. Se l'avessi saputo prima, arrivavo in tempo a salutarti.

Il tipo in (18b) è presente nel seguente es. da Manzoni, che riproduce il

parlato spontaneo:

(19) «Se mi s'accostava un passo di più, soggiunse, l'infilavo addirittura,

prima che avesse tempo di accomodarmi me, il birbone» (A. Manzoni,

promessi sposi, cap. XXXTV)

Nell'apodosi si può avere anche il piuccheperfetto con valore di

compiutezza :

(20) Se non fosse successo / succedeva quell'incidente, a quest'ora eravamo

già arrivati.

Nel sistema «substandard» invece dei modi congiuntivo e condizionale appare

l'indicativo, così che (2 la) corrisponde all'incirca a (15) (ma a volte

anche a (16)), mentre (21b) corrisponde all'incirca a (16) e (17) (anche

questo sistema è più complesso di quanto appaia da questa sintetica

presentazione, e le corrispondenze con il sistema standard sono più

irregolari di quanto qui accennato:

(21) a. Se vieni alla festa, ti divertirai un sacco.

b. Se venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

In vari usi dialettali sono più diffusi sistemi «simmetrici», con

congiuntivo in protasi ed apodosi oppure condizionale in protasi ed

apodosi. Questi usi, decisamente substandard, sono ritenuti concordemente

inaccettabili, e tuttavia appaiono frequentemente sia in varietà regionali

sia anche come lapsus. Alcuni ess. sono:

(22) «Se io fossi uomo ci andassi ogni sera» (D. Dolci, Conversazioni,

Torino, 1962, p. 290)

(23) «Io sono sicuro che se farei il boia riuscirei bene» (lo speriamo che

me

la cavo. Sessanta temi di bambini napoletani, a cura di M. D'Otta, Milano,

Mondadori, 1990, p. 41)

L'uso del congiuntivo nell'apodosi è caratteristica di certo parlato

spontaneo meridionale.

L'uso del condizionale anche nella protasi, come in (23), è molto comune

nel linguaggio infantile in tutta Italia.

Non sembra possibile, invece, la combinazione con condizionale nella

protasi e congiuntivo nell'apodosi.

c)Il sistema dell'italiano standard

Nell'italiano standard è possibile trovare diverse combinazioni di Tempi

verbali dell'indicativo in protasi ed apodosi; sono possibili, per esempio,

presente più presente, come in (24a), e presente più futuro semplice, come

in (24b):

(24) a. Se piove, esco con l'ombrello.

b. Se (domani) piove, uscirò con l'ombrello.

Non c'è una corrispondenza obbligatoria fra Tempo verbale e tempo

cronologico: in (24a) ad esempio il presente non è necessariamente

«deittico», anzi è più facilmente interpretabile come presente

«atemporale», e in (24b) è orientato, anche grazie alla presenza di domani

nella protasi e di un tempo futuro nell'apodosi, verso il futuro.

Sono poi possibili combinazioni di futuro semplice più futuro semplice

come, in (25a), perfetto composto più presente, come in (25b), perfetto

composto più futuro semplice, come in (25c), e perfetto composto più

perfetto composto, come in (25d):

(25) a. Se domani ci sarà bel tempo, andremo a sciare.

b. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono stasera.

c. Se ti sei ricordato di portare la carbonella, forse riusciremo a

preparare la grigliata.

d. La settimana scorsa ho telefonato a Giorgio, ma non sono riuscito a

trovarlo in casa: se è andato in vacanza, ha finalmente potuto riposarsi.

In (25d) il contesto linguistico precedente il costrutto condizionale ne

permette una lettura più naturalmente ipotetica: «Non so se Giorgio è

andato in vacanza: lo ipotizzo solamente sulla base della sua mancata

risposta al telefono; nel caso ci sia andato, starà godendosi il suo

meritato riposo». Di solito invece i costrutti condizionali con i tempi

passati dell'indicativo sono più facilmente interpretati come causali, cioè

«fattuali», piuttosto che ipotetici, come si vede dalla parafrasi (26b) di

(26a):

(26) a. Se hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.

b. Siccome hai sostenuto quella posizione, hai avuto torto.

Esistono costrutti condizionali con l'imperfetto in protasi ed apodosi, da

non confondere con quelli formalmente identici ma appartenenti o alla

variante colloquiale del sistema standard (v. la frase (18b)) o al sistema

«substandard» (v. la frase (21b) ; in questi costrutti il se assume un

valore parafrasabile con ogni volta che:

(27) In quel periodo se riuscivamo ad alzarci abbastanza presto correvamo

subito a guardare l'alba, e poi nella stalla per bere il latte appena

munto.

Non sono possibili costrutti condizionali con il perfetto semplice in

protasi ed apodosi , come si vede dall'inaccettabilità di (28):

(28) Se prenotammo in tempo, assistemmo alla prima di Falstaff.

Oltre all'indicativo l'italiano standard prevede nei periodi ipotetici

combinazioni di congiuntivo più condizionale; si trovano usualmente il

congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale semplice

nell'apodosi, come in (29a-b), o il congiuntivo piuccheperfetto nella

protasi e il condizionale composto nell'apodosi, come in (29c):

(29) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello.

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.

Sono però anche possibili costrutti che presentino il congiuntivo

piuccheperfetto nella protasi e il condizionale semplice nell'apodosi, come

in (30a): in questo modo viene segnalata la «distanza» cronologica tra i

contenuti espressi dalle due proposizioni; inoltre sono possibili costrutti

con il congiuntivo imperfetto nella protasi e il condizionale composto

nell'apodosi, come in (30b):

(30) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto

ce ne sarebbe traccia, b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al

telefono.

Utilizzando l'opposizione tra la concordanza all'indicativo e quella al

congiuntivo-condizionale all'interno di un periodo ipotetico un parlante

indica diversi gradi di «probabilità» per i contenuti proposizionali di

protasi ed apodosi:

— l'uso dell'indicativo segnala la «possibile verità» dei contenuti;

— l'uso del congiuntivo-condizionale ne segnala la «possibile falsità».

L'opposizione è illustrata attraverso il confronto tra due costrutti le cui

proposizioni componenti esprimano gli stessi contenuti:

(31) a. Se nevica prima di domenica, andiamo a sciare a Cortina.

b. Se nevicasse prima di domenica, andremmo a sciare a Cortina.

In (3 la) il progetto viene presentato come molto più probabile rispetto a

(31b): nel primo caso viene configurata la possibilità che nevichi, con la

conseguente vacanza sugli sci, mentre nel secondo caso viene configurata la

possibilità che non nevichi, con la conseguente rinuncia alla vacanza sugli

sci.

Questa differenza si evidenzia con una prova di compatibilita semantica.

Aggiungendo ad un periodo ipotetico all'indicativo una frase da cui si

possa inferire la «sicura falsità» del contenuto proposizionale della

protasi, si ottiene una sequenza semanticamente anomala, perché la

«possibile verità» segnalata dall'indicativo si scontra con un contenuto

«sicuramente falso»:

(32) Se Gianni è in macchina ci può dare un passaggio, ma oggi Gianni è

venuto in autobus.

Allo stesso modo, aggiungendo ad un periodo ipotetico al congiuntivo-

condizionale una frase da cui si inferisca la «sicura verità» del contenuto

proposizionale della protasi si ottiene di nuovo una sequenza

semanticamente anomala, perché la «possibile falsità» segnalata dal

congiuntivo-condizionale si scontra con un contenuto «sicuramente vero»;

(33) a. Se Gianni fosse in macchina potrebbe darci un passaggio, ma

Gianni è (sempre) in macchina.

b. Se Gianni fosse stato in macchina avrebbe potuto darci un passaggio, ma

Gianni era in macchina.

d) I costrutti 'controfattuali'

Alcuni periodi ipotetici al congiuntivo-condizionale non sembrano

comunicare la «possibile falsità» dei contenuti proposizionali di protasi

ed apodosi, quanto piuttosto la loro «sicura falsità»: sono i costrutti

tradizionalmente chiamati «controfattuali» o «periodi ipotetici

dell'irrealtà». Questi casi, comunque, non costituiscono un tipo a parte.

Come vedremo subito, i costrutti con congiuntivo imperfetto e condizionale

semplice sono interpretati come controfattuali solo quando all'indicazione

morfosintattica di «possibile falsità» si aggiungono altre indicazioni di

falsità, provenienti in genere dal confronto fra contenuto proposizionale

espresso e contesto extralinguistico; quanto ai costrutti con congiuntivo

piuccheperfetto e / o condizionale composto, essi sono sempre interpretati

come controfattuali, a meno

che dal contesto linguistico emergano indicazioni del contrario, ovvero

segnalazioni di «non-falsità» (come si vedrà in (36), (37) e (38b)).

La controfattualità non è quindi un significato rigidamente connesso ad una

determinata concordanza di modi e Tempi verbali, ma un effetto semantico

complesso, che deriva dall'interazione della morfosintassi (congiuntivo

imperfetto più condizionale semplice o congiuntivo piuccheperfetto e / o

condizionale composto) con il contenuto proposizionale di protasi ed

apodosi e con il contesto linguistico ed extralinguistico.

La combinazione «congiuntivo imperfetto nella protasi + condizionale

semplice nell'apodosi» sembra neutralizzare l'opposizione tra «mera

ipoteticità» e «controfattualità», poiché può esprimere sia l'uno sia

l'altro valore semantico; essa è utilizzabile per esempio anche in (34a),

che presenta solo un'ipotesi, e non due contenuti proposizionali «falsi»:

(34) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 29a)

b. Se fossi un marziano, avrei le orecchie verdi. (= 29b)

Un costrutto come (34a) può essere enunciato con tono polemico, da un

parlante che sta uscendo «senza» ombrello in una giornata appena

piovigginosa: in questo caso si otterrebbe una interpretazione

«controfattuale», come, all'incirca, «non piove molto forte, e (perciò) sto

uscendo senza ombrello».

La controfattualità compare dunque quando all'indicazione di «possibile

falsità» fornita dalla concordanza si aggiunge una indicazione di «sicura

falsità» derivata dal confronto tra il contenuto proposizionale espresso

dal costrutto ed il contesto extralinguistico: per (34b) il parlante

patentemente non è un marziano, e non ha le orecchie verdi; per

l'interpretazione controfattuale di (34a), al momento dell'enunciazione sta

piovendo poco, ed il parlante sta uscendo senza ombrello.

Ora, nelle frasi (35) la comparsa del congiuntivo piuccheperfetto nella

protasi e/o del condizionale composto nell'apodosi sembra segnalare la

falsità dei contenuti proposizionali espressi dal costrutto, e quindi la

controfattualità:

(35) a. Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto

ce ne sarebbe traccia. (= 30a)

b. Se Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono. (= 30b)

c. Se non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.(= 29c)

Ma una protasi al congiuntivo piuccheperfetto non è una condizione

sufficiente per ottenere una interpretazione controfattuale; in (36) il

contesto linguistico aggiunto a (35a) mostra che con il costrutto

condizioniale il parlante sta solo compiendo un'ipotesi sul passato (da

verificare nel presente):

(36) Se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto ce ne

sarebbe traccia: bisogna quindi passare a controllare in quell'ufficio.

Neppure una apodosi al condizionale composto è condizione sufficiente per

ottenere una interpretazione controfattuale: (35b) sembra comunicare che

«Enrico non è a casa, e (perciò) non ha risposto al telefono», ma la

versione «condizionale concessiva» di (35b), cioè

(37), presenta ugualmente una apodosi al condizionale composto, senza per

questo segnalarne la falsità:

(37) a. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al telefono.

b. Se Enrico fosse a casa, non avrebbe comunque risposto al telefono.

(37) è parafrasabile con «è possibile che Enrico sia a casa, ed è possibile

che non lo sia; in un caso come nell'altro 'non' risponderebbe al

telefono».

Anche nel caso in cui compaiano sia il congiuntivo piuccheperfetto nella

protasi sia il condizionale composto nell'apodosi l'interpretazione

controfattuale non è garantita. Se infatti (38a) sembra indicare che il

protagonista «non» è partito alle 3, e che (quindi) «non» è arrivato alle

9, una sequenza come (38b), con due costrutti condizionali collegati

asidenticamente, mostra che il parlante sta facendo solo ipotesi sul

passato, come nel caso di (36), e non ha alcuna certezza sulla falsità dei

contenuti proposizionali espressi da protasi ed apodosi:

(38) a. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9.

b. Se avesse preso il treno delle 3 sarebbe arrivato alle 9; se avesse

preso quello delle 5 sarebbe arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi

dovremmo comunque trovarlo in albergo.

Le stesse ipotesi, presentate con maggior sicurezza, possono essere

espresse dalla versione all'indicativo di (39):

(39) Se ha preso il treno delle 3 è arrivato alle 9; se (invece) ha preso

quello delle 5 è arrivato alle 11; adesso sono le 13, e quindi lo troveremo

sicuramente in albergo.

Per quanto abbiamo detto, non è stata utilizzata qui la tradizionale

distinzione fra periodo ipotetico della realtà, periodo ipotetico della

possibilità, e periodo ipotetico della irrealtà (ispirata dalla

tripartizione latina fra casus nalis, casus posstbilis, e casus trrealis).

Secondo questa distinzione, infatti, ogni tipo di periodo ipotetico è

correlato ad una specifica concordanza di modi e Tempi: l'indicativo

segnala una ipotesi reale, il congiuntivo imperfetto ed il condizionale

semplice segnalano una ipotesi possibile, o una ipotesi irreale nel

presente, ed il congiuntivo piuccheperfetto ed il condizionale composto

segnalano una ipotesi irreale nel passato. Ma in italiano standard un

periodo ipotetico con la concordanza al congiuntivo piuccheperfetto e / o

condizionale composto può avere sia una lettura controfattuale (irrealtà),

come negli esempi (35) e (38a), sia una lettura meramente ipotetica

(possibilità), come negli esempi (36), (37) e (38b). Un costrutto

condizionale con la concordanza all'indicativo può segnalare una ipotesi

reale, come negli esempi (24) e (25), ma anche la correlazione di due

«fatti», come in (26a), e può avere persino una lettura controfattuale,

come combinazione di due contenuti proposizionali «falsi».

Se un periodo ipotetico viene inserito in un discorso indiretto al passato

(e gli eventi citati sono già avvenuti al momento dell'enunciazione) la

concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combinazione «congiuntivo

piuccheperfetto + condizionale composto», indipendentemente dalla forma che

il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso

diretto. Così la «scelta» dei modi e Tempi di (40d), obbligata dalla

concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le

differenze semantiche sia modali che temporali esistenti fra le prime tre

frasi di (40):

(40) a. Aldo mi ha detto: «Se XY vince / vincerà le elezioni, ti offro /

offrirò una cena».

b. Aldo mi ha detto : «Se XY vincesse le elezioni, ti offrirei una cena».

c. Aldo mi ha detto: «Se XY avesse vinto le elezioni, ti avrei offerto una

cena».

d. Aldo mi ha detto che se XY avesse vinto le elezioni mi avrebbe offerto

una cena.

e) Concordanza mista indicativo e congiuntivo-condizionale

Oltre alle combinazioni illustrate , si trovano in italiano standard

periodi ipotetici con una concordanza «irregolare» di modi e tempi, con

indicativo nella protasi e condizionale nell'apodosi, o congiuntivo nella

protasi ed indicativo nell'apodosi:

(41) a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, dovresti recarti domani

stesso dal funzionario responsabile.

b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, devi recarti domani

stesso dal funzionario responsabile.

Il confronto fra questi due esempi e costrutti dallo stesso contenuto

proposizionale ma con concordanza «regolare», come (42), mostra come il

cambiamento di modo fra protasi ed apodosi non segnali altro che il

«diverso grado di probabilità» assegnato dal parlante ai

diversi contenuti proposizionali espressi:

(42) a. Se vuoi proprio ottenere quell'incarico, devi recarti domani

stesso dal funzionario responsabile.

b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell'incarico, dovresti recarti

domani stesso dal funzionario responsabile.

In questi due esempi il livello di ipoteticità è lo stesso sia per il

contenuto proposizionale della protasi sia per quello dell'apodosi, mentre

in (41a) il condizionale nell'apodosi «indebolisce» il valore deontico di

dovere, favorendo l'interpretazione del costrutto più come consiglio che

come ordine, ed in (41b) il congiuntivo nella protasi presenta come più

remoto il desiderio dell'interlocutore.

Un altro esempio può essere fornito dal confronto tra le due frasi

seguenti:

(43) a. Se piovesse, uscirei con l'ombrello.

b. Se piovesse, uscirò con l'ombrello.

In (43a) il parlante sta avanzando una mera ipotesi, quasi del tutto

staccata dal reale, mentre in (43b) l'inserimento del futuro semplice

dell'indicativo nell'apodosi trasforma il costrutto nell'espressione di un

proposito: «in caso - che ritengo improbabile - di pioggia, ho la ferma

intenzione di uscire con l'ombrello».

Lo stesso effetto di «indebolimento» visto nell'apodosi di (41a) si ha nel

condizionale indipendente. In una richiesta come «Vorrei mezzo chilo di

ravioli di magro», enunciata ad esempio in una panetteria, il condizionale

permette di presentare il desiderio del cliente come più «remoto», e quindi

meno aggressivo, e la frase risulta decisamente più cortese rispetto a

«Voglio mezzo chilo di ravioli di magro», con l'indicativo. Sempre in

«condizionale indipendente», l'effetto di indebolimento si trova in frasi

in cui il parlante si presenta in forma modesta, come nel seguente dialogo:

«A - Scusi, ma lei chi è? B - Ma, io veramente sarei l'idraulico (che lei

aveva fatto chiamare)», ed in brani di testi narrativi, soprattutto

giornalistici, in cui l'autore non ha la totale sicurezza della verità o

attendibilità di quanto sta riportando, e segnala il suo «distacco» proprio

con il condizionale, semplice o composto: «(Secondo le nostre informazioni)

II presidente si sarebbe recato presso la sua villa nei sobborghi della

città, per tenere una riunione con i suoi principali collaboratori, e vi si

troverebbe tuttora, in attesa di segnali più chiari dalla capitale».

f) Il sistema substandard di concordanza di modi e tempi

II sistema «substandard» di concordanza di modi e Tempi, è tipico

solamente di alcune varietà più basse; esso ha sostituito l'opposizione tra

«possibile verità» e «possibile falsità» del sistema standard con una

opposizione tra «possibile» e «controfattuale». II sistema «substandard»

conserva infatti le varie combinazioni di tempi dell'indicativo per

l'italiano standard, ma utilizza l'indicativo anche per esprimere

l'interpretazione non controfattuale di frasi come (44a) dell'italiano

standard:

(44) a. Se piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. (= 34a)

b. Se piove molto forte, esco con l'ombrello.

Per i costrutti controfattuali invece, il sistema «substandard» utilizza

l'indicativo imperfetto in protasi ed apodosi ; l'interpretazione

controfattuale di (44a) è resa da (45a), e la stessa concordanza è

utilizzata per esprimere gli altri costrutti ad interpretazione

controfattuale (l'uso del piuccheperfetto nella protasi di (45f) segnala lo

scarto temporale esistente fra il contenuto proposizionale della protasi e

quello dell'apodosi):

(45) a. Se pioveva molto forte, uscivo con l'ombrello.

b. Se ero un marziano, avevo le orecchie verdi.

c. Se Enrico era a casa, rispondeva al telefono.

d. Se non arrivavate tardi, non perdevate il treno.

e. Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9.

f. Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce n'era

traccia.

L'uso dell'indicativo imperfetto nei costrutti condizionali del sistema

«substandard» ha implicazioni solo modali, e non più temporali, potendo

essere usato per esprimere la controfattualità al passato, al presente, ed

al futuro:

(46) a. Se ieri venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

b. Se adesso eri alla festa, ti divertivi un sacco.

e. Se domani venivi alla festa, ti divertivi un sacco.

Il valore di controfattualità dell'indicativo imperfetto nei costrutti

condizionali del sistema «substandard» è confermato dall'applicazione delle

stesse prove per dimostrare l'interpretazione non obbligatoriamente

controfattuale della combinazione «congiuntivo piuccheperfetto e / o

condizionale composto» in italiano standard. Infatti (47), con l'imperfetto

a segnalare la controfattualità ed il contesto linguistico successivo a

segnalare invece l'ipoteticità nel passato, è inaccettabile, mentre (48),

che è la versione di (38b) nel sistema «substandard», non è del tutto

accettabile:

(47) Se quell'edificio era stato venduto, nell'archivio del catasto ce

n'era traccia: bisogna quindi passare a controllare in quell'ufficio.

(48) Se prendeva il treno delle 3 arrivava alle 9; se invece prendeva

quello delle 5 arrivava alle 11; adesso è mezzogiorno, e quindi lo troviamo

comunque in albergo.

g) Costrutti condizionali pseudocoordinati

In alcuni casi un rapporto «condizione-conseguenza» non viene espresso da

una apodosi sovraordinata contenente una protasi subordinata introdotta da

se (come negli esempi visti fin qui), ma da una sequenza di due frasi

apparentemente coordinate, collegate eventualmente da operatori di

congiunzione o disgiunzione; la prima frase può essere imperativa o

interrogativa (polare):

(49) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!

b. Ripetilo e ti rompo la testa!

c. Dammi retta e non ti pentirai!

d. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.

e. Cercano la rissa? Gli daremo un sacco di botte.

Di solito se la prima frase è interrogativa la seconda frase può essere

introdotta da un operatore di congiunzione, ma non da un operatore di

disgiunzione:

(50) a. Vuoi un gelato? E io te lo vado subito a prendere.

b. Vuoi un gelato? O / Altrimenti / Se no non te lo vado subito a prendere.

(51) a. Cercano la rissa? E noi gli daremo un sacco di botte.

b. Cercano la rissa? O / Altrimenti / Se no non gli daremo un sacco di

botte.

I costrutti in (49) costituiscono delle «pseudocoordinazioni», e sono

normalmente parafra-sabili tramite costrutti condizionali subordinati:

(52) a. Se non alzi le mani sparo.

b. Se lo ripeti ti rompo la testa.

e. Se mi dai retta non ti pentirai.

d. Se vuoi un gelato te lo vado subito a prendere.

e. Se cercano la rissa gli daremo un sacco di botte.

Dal punto di vista delle azioni linguistiche eseguibili con questi

costrutti, si può dire che in (49), come in (52), si trovano ordini

modificati da minacce (a. e b.), esortazioni modificate da previsioni

favorevoli (e.), offerte precedute da richiesta di conferma (d.), e minacce

(e.).

Per l'interpretazione semantico-pragmatica di questi costrutti è necessario

ricordare in primo luogo che fanno immediatamente scattare l'inferenza

sollecitata:

(53) a. Se alzi le mani non sparo.

b. Se non lo ripeti non ti rompo la testa.

c. Se non mi dai retta ti pentirai.

d. Se non vuoi un gelato non te lo vado (subito) a prendere.

e. Se non cercano la rissa non gli daremo un sacco di botte.

Su questa base l'interpretazione dell'imperativo come ordine (a.-b.) o come

consiglio (e.) dipende dal valore «argomentativo» della seconda frase: in

(49a-b) l'interlocutore non vede come positivo il fatto che gli si spari o

gli si voglia rompere la testa, sceglie come preferenziale la lettura di

(53a-b) (cioè l'inferenza sollecitata), ed interpreta l'imperativo come

ordine (positivo in a., per la presenza dell'operatore di disgiunzione,

negativo in b., per la presenza dell'operatore di congiunzione); in (49c),

invece, il non rischiare di «pentirsene» è visto come positivo,

l'interlocutore sceglie come preferenziale la lettura in (52c), ed

interpreta l'imperativo come consiglio, o esortazione.

Anche le frasi b. e c. possono essere realizzate con operatori di

disgiunzione (come a.), negando la proposizione opportuna secondo il

meccanismo appena illustrato:

(54) a. Non ripeterlo o / altrimenti / se no ti rompo la testa.

b. Dammi retta o / altrimenti / se no ti pentirai.

Va segnalato che (54b), come anche (53c), è facilmente interpretabile non

solo come consiglio, ma anche come ordine modificato da una minaccia: ciò

dipende dall'eventuale «controllo» del parlante sul «pentimento» dell

'interlocutore.

Le frasi (52) possono comparire con la concordanza «congiuntivo nella

protasi + condizionale nell'apodosi»; con la combinazione «congiuntivo

imperfetto + condizionale semplice» conservano, sep-pur indebolito, il

valore di azioni linguistiche come ordini, consigli, esortazioni, minacce,

ecc., mentre con la combinazione «congiuntivo piuccheperfetto +

condizionale composto» possono essere intesi solo come condizionali

dichiarativi:

(55) a. Se non alzassi le mani sparerei.

b. Se lo ripetessi ti romperei la testa.

e. Se mi dessi retta non ti pentiresti.

d. Se volessi un gelato te lo andrei subito a prendere.

e. Se cercassero la rissa gli daremmo un sacco di botte.

(56) a. Se non avessi alzato le mani avrei sparato.

b. Se lo avessi ripetuto ti avrei rotto la testa.

e. Se mi avessi dato retta non ti saresti pentito.

d. Se avessi voluto un gelato te lo sarei subito andato a prendere.

e. Se avessero cercato la rissa gli avremmo dato un sacco di botte.

I costrutti «pseudocoordinati» esemplificati in (49), invece, non

possono seguire la concordanza normale dei condizionali, neppure nella

proposizione che corrisponde all'apodosi della costruzione subordinata:

(57) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparerei / avrei sparato.

b. Ripetilo e ti romperei / avrei rotto la testa.

c. Dammi retta e non ti pentiresti / saresti pentito.

d. Vuoi un gelato? Te lo andrei / sarei andato subito a pren dere.

e. Cercano la rissa? Gli daremmo / avremmo dato un sacco di botte.

h) Costruiti condizionali interrogativi e imperativi

Tutti i periodi ipotetici presi in considerazione finora presentano una

apodosi dichiarativa, ma è possibile trovare costrutti la cui apodosi è una

proposizione interrogativa o imperativa. Nel caso dell'interrogativa si

trovano le possibilità di concordanza di modi e Tempi viste fin qui, sia

per le interrogative polari sia per le interrogative argomentali:

(58) a. Se vinci alla lotteria, comprerai un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, compreresti un'auto nuova?

c. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?

(59) a. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?

b. Se vincessi alla lotteria, cosa faresti con i soldi?

c. Se avessi vinto alla lotteria, cosa avresti fatto con i soldi?

Nel caso dell'imperativa, la protasi può essere solo all'indicativo, o al

congiuntivo imperfetto:

(60) a. Se hai bisogno di me, chiamami a casa.

b. Se avessi bisogno di me, chiamami a casa.

c. Se avessi avuto bisogno di me, chiamami a casa.

Periodi ipotetici di questo tipo possono essere espressi anche come

«pseudocoordinazioni», con la protasi realizzata da una domanda. In questo

caso, fermo restando l'impiego delle forme dell'imperativo nell'apodosi,

nella domanda si può trovare solo l'indicativo:

(61) a. Hai bisogno di me? Chiamami a casa.

b. Avessi bisogno di me? Chiamami a casa.

c. Avessi avuto bisogno di me? Chiamami a casa.

Esistono alcuni costrutti introdotti dall'operatore di subordinazione se

che non sono necessariamente «ipotetici» né «condizionali», in quanto non

presentano contenuti proposizionali ipotizzati, ma «sicuramente veri» (o

«sicuramente falsi»), e fra i contenuti proposizionali di protasi ed

apodosi non esiste in genere alcun reale rapporto di «condizione-

conseguenza»: si tratta dei costrutti «bi-affermativi», e dei costrutti «bi-

negativi».

Un costrutto «bi-negativo» è caratterizzato da una apodosi dal contenuto

proposizionale patentemente falso, e da una concordanza generalmente

all'indicativo:

(62) a. Se tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.

b. Se tu giocassi bene a tennis, io sarei Ivan Lendl.

c. Se tu avessi giocato bene a tennis, io sarei stato Ivan Lendl.

(63) a. Se Piero è forte a scacchi, io sono Gorbaciov.

b. Se Piero fosse forte a scacchi, io sarei Gorbaciov.

c. Se Piero fosse stato forte a scacchi, io sarei stato Gorbaciov.

Fra il contenuto proposizionale della protasi e quello dell'apodosi può

esistere, ma non necessariamente, un qualche collegamento di tipo logico:

infatti in (62a) si può ricostruire un paragone del tipo «Se il tuo modo di

giocare a tennis si può definire 'buono', allora il mio modo può essere

comparato a quello di un campione», ma in (63a) non è assolutamente

possibile, o è comunque poco naturale, instaurare un collegamento logico

tra l'abilità di qualcuno a scacchi e la (falsa) identità del parlante con

il premier sovietico.

Il meccanismo di questi costrutti si basa sulla semantica del periodo

ipotetico: «se p, q» —» «pVero E qVero» (O «pFalso E q falso»)- Un

costrutto condizionale viene in genere interpretato, grazie all'inferenza

sollecitata, come bicondizionale, il che significa che i contenuti

proposizionali di protasi ed apodosi possono essere o entrambi veri o

entrambi falsi; in un costrutto «bi-negativo» la falsità del contenuto

proposizionale dell'apodosi si riflette, in base alla parte tra parentesi

dello schema appena visto, sul contenuto proposizionale della protasi, che

risulta così anch'esso falso:

(64) È falso che io sia Ivan Lendl, e (quindi) è falso che tu giochi bene a

tennis.

(65) È falso che io sia Gorbaciov, e (quindi) è falso che Piero sia forte a

scacchi.

Infatti i costrutti di questo tipo sono di solito utilizzati per esprimere

un parere sarcastico sulla falsità del contenuto proposizionale della

protasi, enunciato o proposto dall'interlocutore:

(66) Se lei è un poliziotto, mia moglie è Sofia Loren.

La coloritura sarcastica deriva, oltre che dall'accostamento di due

contenuti proposizionali che non hanno necessariamente a che fare l'uno con

l'altro, anche dall'inserimento di un contenuto proposizionale patentemente

falso in uno schema di concordanza (l'indicativo) il cui valore semantico è

la segnalazione di «possibile verità».

Un effetto molto simile, anche se non identico, a quello dei costrutti «bi-

negativi» veri e propri si ottiene con una apodosi all'imperativo,

normalmente interpretata come sfida che non sarà raccolta:

(67) Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe verde!

(68) Se lei è un poliziotto, mi mostri subito la sua tessera di

riconoscimento!

Il meccanismo è lo stesso illustrato sopra, ma con un passaggio logico in

più: se la sfida non viene raccolta, ciò significa che lo sfidato non è in

grado di realizzare il contenuto proposizionale dell'apodosi, e che quindi

non si trova nelle condizioni ipotizzate dalla protasi.

Un'altra possibilità è costituita dall'uso di un'apodosi interrogativa, che

presupponga un contenuto proposizionale in contrasto con quello della

protasi:

(69) Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa rispondere ad

una domanda così semplice?

Lo scopo dell'apodosi interrogativa non è principalmente quello di ottenere

una risposta, quanto quello di comunicare che il candidato «non sa

rispondere ad una domanda semplice», e che (quindi) «non si è preparato per

l'esame».

Un costrutto «bi-affermativo» presenta invece come contenuti proposizionali

della protasi e / o dell'apodosi fatti comunemente noti come veri, che

fanno parte delle conoscenze comuni condivise, e sono quindi «presupposti

pragmaticamente». Proprio per questo possono comparire solo con concordanza

all'indicativo (il valore semantico della combinazione «congiuntivo-

condizionale» è infatti la segnalazione della «possibile falsità» dei

contenuti delle due proposizioni:

(70) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi

profughi di Gaza non è certo allegra.

b. *Se la situazione nel Golfo Persico fosse critica, quella dei campi

profughi di Gaza non sarebbe certo allegra.

c. "Se la situazione nel Golfo Persico fosse stata critica, quella dei

campi profughi di Gaza non sarebbe stata certo allegra.

Come nei «bi-negativi», anche in questo tipo di costrutti non esiste

necessariamente un rapporto di «condizione-conseguenza» fra i contenuti

proposizionali di protasi ed apodosi; in genere si instaura un rapporto di

semplice correlazione o collegamento, come in (70a), o un rapporto che può

essere interpretato come causale, o avversativo, o concessivo, come si vede

dagli esempi in (71) e dalle loro parafrasi esplicitamente causali,

avversative, e concessive, in (72):

(71) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno

freddissimo.

b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.

c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro

paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

(72) a. Poiché è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno

freddissimo.

b. Ugo era adirato, ma Maria era tranquilla.

c. Sebbene il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del

nostro paese sia stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

Protasi ed apodosi dei costrutti «bi-affermativi» possono essere

«rinforzate» da elementi che sottolineano la verità dei contenuti

proposizionali espressi, o che ne rimarcano la correlazione:

(73) Se è vero che la situazione nel Golfo Persico è critica, è anche vero

che quella dei campi profughi di Gaza non è certo allegra.

(74) Se da un lato le fazioni musulmane in Libano potevano contare

sull'appoggio siriano, dall'altro i maroniti avevano in Israele una specie

di alleato.

Questi elementi di rinforzo non compaiono invece normalmente nei costrutti

condizionali standard, che esprimono un rapporto di «condizione-

conseguenza» fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi:

(75) a. Se è vero che piove, esco con l'ombrello.

b. Se da un lato piove, dall'altro esco con l'ombrello.

Nei costrutti «bi-affermativi» compaiono normalmente combinazioni di tempi

passati dell'indicativo, come si è visto negli esempi precedenti, ed è

anche possibile (contrariamente a quanto accade per i periodi ipotetici

standard, esempio (28)) la comparsa del perfetto semplice in protasi ed

apodosi:

(76) Se Picasso attraversò tutte le avanguardie storiche, le sue opere

furono tra i migliori esempi di classicità del '900.

Invece risulta estremamente difficile interpretare come «bi-affermativi»

costrutti al futuro: anche il ricorso ad elementi di rinforzo, come in (73)

e (74), non è sufficiente a eliminare la venatura modale di incertezza

tipica del futuro, e quindi la ipoteticità di fondo della sequenza; nemmeno

(77) è da ritenere perciò un costrutto «bi-affermativo»:

(77) Se (è vero che) verrò eletto presidente, come ormai è ceno, (è anche

vero che) sarai proprio tu il mio segretario personale.

Esistono poi alcuni costrutti condizionali molto particolari, dalle

caratteristiche simili, ma non uguali a quelle dei «bi-affermativi»:

protasi ed apodosi presentano contenuti proposizionali non ipotizzati, ma

«veri», ed il rapporto logico deve essere però espresso esplicitamente:

(78) Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, (è perché) non riusciva

proprio a sopportare quel film.

Un esempio come (78) è semanticamente equivalente ad un costrutto

contenente una frase causale, come (79) qui sotto, del quale condivide

anche la sequenza «effetto dato - causa nuova» (per i concetti di «dato» e

«nuovo»; per le frasi causali: sia in (78) sia in (79) l'elemento

proposizionale «dato» (l'effetto) si trova in posizione iniziale di

costrutto, mentre la causa «nuova» si trova in posizione finale:

(79) Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, perché non riusciva proprio

a sopportare quel film.

E anche possibile avere la causa «nuova» in posizione iniziale di

costrutto, e l'effetto «dato» in posizione finale, tramite l'utilizzo di

una frase complessa «scissa»:

(80) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne

è andato dopo il primo tempo.

Costrutti del tipo di (78) possono però comparire solo se il rapporto

logico fra i contenuti delle due proposizioni è di tipo causale, o finale

(Sia); rapporti temporali, (81b-e), o condizionali, (81f), o concessivi,

(81g), danno luogo a sequenze agrammaticali:

(81) a. Se ti ho portato quei fiori è per farmi perdonare.

b. Se Antonio ha comprato un libro è quando è arrivata Maria.

c. Se Antonio ha comprato un libro è mentre arrivava Maria.

d. Se Antonio ha comprato un libro è prima che arrivasse Maria.

e. Se Antonio ha comprato un libro è dopo che è arrivata Maria.

f. Se esco con l'ombrello è se piove.

g. Se siamo arrivati in orario è benché il treno fosse partito in ritardo.

Alcune frasi di questo tipo risultano accettabili al passato. Si confronti

(81d) con: Se Antonio ha mai comprato un libro, è stato prima che arrivasse

Maria.

Le frasi complesse scisse sono invece possibili con rapporti causali,

finali, temporali, marginalmente ipotetici, ma non concessivi:

(82) a. È per farmi perdonare che ti ho portato quei fiori.

b. È quando è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,

c. È mentre arrivava Maria che Antonio ha comprato un libro,

d. È prima che arrivasse Maria che Antonio ha comprato un libro,

e. È dopo che è arrivata Maria che Antonio ha comprato un libro,

f. E se piove che esco con l'ombrello.

g. È benché il treno fosse partito in ritardo che siamo arrivati in

orario.

i) Condizioni su azioni linguistiche

In alcuni casi la protasi esprime un contenuto proposizionale che funge da

«condizione» non per il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma per la

realizzazione dell'azione linguistica che può essere eseguita nell'apodosi:

(83) Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.

Come si vede, la fame dell'interlocutore non è una condizione che, se

realizzata, abbia come conseguenza l'esistenza dei biscotti nella credenza,

ma è piuttosto una condizione per l'esecuzione della «offerta» di biscotti

all'interlocutore: se l'interlocutore non ha appetito non ha senso

offrirgli del cibo.

In questo tipo di costrutti condizionali l'espressione dell'inferenza

sollecitata sembra portare a risultati del tutto assurdi:

(84) Se non hai fame, nella credenza non ci sono biscotti.

Quindi non sembra possibile applicare a questi costrutti la normale

interpretazione «bicondizionale». Ma, come detto sopra, la protasi

«condiziona» non il contenuto proposizionale dell'apodosi, ma l'azione

linguistica con essa eseguibile: verbalizzando esplicitamente il tipo di

azione linguistica da compiere, l'interpretazione bi-condizionale diventa

possibile, come si vede dalla piena accettabilità dell'espressione

dell'inferenza sollecitata:

(85) a. Se hai fame, ti offro dei biscotti.

b. Se non hai fame, non ti offro dei biscotti.

Questi costrutti condizionali sono possibili con diversi tipi di azioni

linguistiche, per esempio offerte, complimenti, domande, o asserzioni,

(86), ma appaiono inaccettabili o estremamente marginali con concordanza al

congiuntivo e condizionale, (87) e (88):

(86) a. Se hai bisogno di me, puoi trovarmi in ufficio.

b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.

c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.

(87) a. Se avessi bisogno di me, potresti trovarmi in ufficio.

b. Se potessi permettermi, avresti un gran bell'aspetto.

c. Se non fossi indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni fossero giuste, Mario avrebbe rifiutato quel

lavoro.

(88) a. Se avessi avuto bisogno di me, avresti potuto trovarmi in

ufficio.

b. Se avessi potuto permettermi, avresti avuto un gran bell'aspetto.

c. Se non fossi stato indiscreto, cosa avresti fatto ieri sera?

d. Se le mie informazioni fossero state giuste, Mario avrebbe rifiutato

quel lavoro.

(88a, e, d) sono accettabili se interpretati come condizionali standard,

con il contenuto proposizionale della protasi che condiziona quello

dell'apodosi: «non hai avuto bisogno di me, e quindi non mi hai chiamato:

ma sapevi che in caso di necessità io ero in ufficio»; «ieri sera sono

stato indiscreto; e ciò ti ha fatto tenere un determinato comportamento;

come ti saresti comportata nel caso io non fossi stato indiscreto?»; e «le

mie informazioni, che ho passato a Mario, non erano attendibili, e ciò ha

fatto sì che Mario accettasse (compiendo un errore) quel lavoro».

j) Protasi non introdotte da «se»

La protasi di periodo ipotetico può essere espressa in alcuni casi senza

l'operatore di subordinazione se. Questo avviene non solo nel caso dei

costrutti condizionali «pseudocoordinati» , ma anche con costruzioni di

tipo subordinato. Per esempio, se può essere omesso in costrutti

stilisticamente alti:

(89) «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Milano,

Mondadori, 1960, p. 387)

L'omissione di se non è possibile nei costrutti con la concordanza

all'indicativo, (90a). Si ha inoltre un'inversione di posizione fra verbo e

soggetto espresso (90b-c):

(90) a. Arrivano / Arriveranno in tempo i rinforzi, riusciremo ad

evitare la sconfitta.

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

c. I rinforzi arrivassero / fossero arrivati in tempo, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

Questo tipo di struttura è parallelo a quello che si ha con il gerundio e

con l'infinito , dove si ha l'inversione obbligatoria fra verbo ausiliare e

soggetto espresso. Come nel caso di gerundive e infinitive, questa

costruzione è limitata allo stile alto ed è possibile con un gruppo

ristretto di verbi al congiuntivo.

Oltre che da se le protasi di periodo ipotetico possono essere introdotte

da una serie di altri operatori di subordinazione, che sono tutti però

lessicalmente più «ricchi», hanno un significato meno astratto, e più forti

connotazioni stilistiche (in genere alte): qualora, quando, ove, laddove;

ammesso che, supposto che, nel caso che, nell'ipotesi che, nell'eventualità

che; purché, a patto che, a condizione che. Di questi operatori

descriveremo prima le caratteristiche semantiche principali che

permetteranno di raccoglierli in sottogruppi, e poi la concordanza dei modi

e dei Tempi, che è invece comune a tutti.

Qualora, quando, ove, e laddove appartengono allo stile alto, ed in

particolare connotano un linguaggio giuridico-burocratico-amministrativo:

(91) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il

dibattimento potrà essere rinviato.

b. Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della

circolare ministeriale.. ., il rilascio dei documenti richiesti avverrà

entro dieci giorni.

Sono piuttosto dello stile formale ammesso che, supposto che, nell'ipotesi

che, nell'eventualità che; più corrente: nel caso che. Rispetto agli altri

operatori di questo gruppo, ammesso che e nell'eventualità che aggiungono

ai contenuti proposizionali espressi una sfumatura di maggiore

improbabilità, come si vede dalla pur lievemente diversa accettabilità

semantica degli esempi seguenti:

(92) a. Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che Giampiero riesca

ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile -

passeremo da lui una settimana in luglio.

b. Ammesso che / Nell’eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella

casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una

settimana in luglio.

Molto simili agli operatori di subordinazione ammesso che e supposto che

sono (am)mettiamo (il caso) che e supponiamo che, che possono introdurre

costrutti condizionali sintatticamente coordinati:

(93) a. Mettiamo che Franco arrivi sabato sera. Io non vado certo a

prenderlo!

b. Supponiamo che domenica ci sia bel tempo. Verreste al mare con noi?

c. Mettiamo il caso che non fossi venuto ad aspettarti all'aeroporto: per

tornare a casa avresti preso un taxi.

Ammettiamo che (come ammesso che in (92b)) aggiunge ai contenuti

proposizionali espressi dal costrutto una sfumatura di maggiore

improbabilità, come si vede dalla marginalità di: ''Ammettiamo che

Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto

probabile: passeremo da lui una settimana in luglio.

Purché, a patto che e a condizione che introducono costrutti la cui apodosi

esprime un contenuto proposizionale che deve poter essere visto

favorevolmente dall'interlocutore, altrimenti il risultato è una sequenza

semanticamente inaccettabile:

(94) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno

dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,

me ne andrò e non mi farò mai più vedere.

Gli stessi contenuti proposizionali possono essere inseriti in un costrutto

condizionale introdotto da se; in questo caso l'unico cambiamento è il

giudizio implicito sulla qualità del caffè preparato dall'interlocutore:

(95) a. Se mi farai uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Se mi farai uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più

vedere.

Invece, il contenuto proposizionale della protasi può essere di per sé

interpretato positivamente o negativamente, senza influenzare

l'accettabilità della sequenza, ma viene presentato come desiderato dal

parlante:

(96) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla

presenza di quell'antipatico di Riccardo, ti offrirò una cena sontuosa.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di

mia moglie, ti offrirò una cena sontuosa.

Proprio questa sfumatura di desiderio, che da una coloritura finale ai

condizionali di questo tipo, giustifica la restrizione sopra illustrata. Se

il contenuto proposizionale dell'apodosi gli sembra favorevole,

l'interlocutore tenderà a soddisfare la condizione (cioè il desiderio del

parlante) per ottenere la conseguenza: è quanto dovrebbe accadere con i

costrutti in (94a), (95a) e (96); in (95b) invece l'interlocutore non

cercherà di ottenere il contenuto proposizionale dell'apodosi (che vede

come negativo), non soddisfacendo quindi il «nondesiderio» espresso dalla

protasi. Questo tipo di inter-pretazione, possibile appunto in un costrutto

introdotto da se, come (95b), non ha luogo in (94b) a causa della presenza

di purché, a patto che e a condizione che, che richiedono, oltre ad un

contenuto proposizionale dell'apodosi «positivo» per l'interlocutore, anche

un contenuto proposizionale della protasi «desiderato», o per lo meno

presentato come tale dal parlante.

Tutti questi operatori lessicalmente «ricchi», che impongono alcune

limitazioni ai contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, risultano

inappropriati (pur con lievi differenze da elemento ad elemento) con alcuni

dei costrutti condizionali di tipo specifico illustrati precedentemente. In

particolare appaiono inaccettabili o marginali se combinati con costrutti

«bi-negativi», «bi-affermativi», e con protasi che presentano condizioni

sull'esecuzione di azioni linguistiche (in quest'ultimo caso alcuni

operatori risultano accettabili):

(97) a. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell’eventualità che / Purché / A patto

che / A condizione che tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.

b. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / NelTeventualità che / ''Purché / A pano

che / *A condizione che la situazione nel Golfo Persico sia critica, quella

dei campi profughi di Gaza non è ceno allegra.

c. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che /

Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che / Purché /

A patto che / A condizione che tu abbia fame, ci sono dei biscotti nella

credenza.

Per quanto riguarda la concordanza dei modi e dei Tempi, questi operatori

condividono la concordanza di se limitatamente alla combinazione

«congiuntivo + condizionale»:

(98) a. Nell'eventualità che piovesse molto forte, uscirei con

l'ombrello.

b. Ammesso che quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del

catasto ce ne sarebbe traccia.

c. Nel caso che Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono.

d. Qualora non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.

Nei casi in cui se introduce costrutti con indicativo in protasi ed

apodosi, questi operatori si combinano con congiuntivo presente e perfetto

nella protasi, e con l'indicativo nell'apodosi:

(99) a. Se domenica ci sarà bel tempo, andremo a sciare.

b. Supposto che domenica ci sia bel tempo, andremo a sciare.

c. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono.

d. Ammesso che tu abbia comprato il giornale, possiamo vedere che film ci

sono.

k) Protasi con modi verbali non finiti

Purché, a patto che e a condizione che presentano delle varianti che

introducono protasi all'infinito: pur di, a patto ài, e a condizione di.

Questi operatori condividono le restrizioni sui contenuti proposizionali di

protasi ed apodosi , ma esprimono in modo ancora più forte la connotazione

finale, al punto che non possono combinarsi con protasi all'infinito

composto:

(100) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. Pur di / A patto di / A condizione di avere ottenuto un lavoro, sarei

stato disposto a trasferirmi in un'altra città.

La protasi all'infinito semplice può invece combinarsi con l'apodosi

all'indicativo ed al condizionale:

(101) a. Pur di avere quel prestito, ho firmato / firmo / firmerò tutte

le cambiali che volevi / vuoi / vorrai.

b. A patto di lavorare con te, accetterei qualsiasi condizione.

c. A condizione di partire con te, Enrico avrebbe disdetto ogni impegno di

lavoro.

(Il soggetto non espresso dell'infinitiva è obbligatoriamente coreferente

con il SOGGETTO della predicazione dell'apodosi sovraordinata).

Le protasi all'infinito compaiono anche introdotte semplicemente da a, che

semanticamente appare molto più neutro degli operatori appena citati, ma

compare preferibilmente con l'espressione di condizioni sulle azioni

linguistiche eseguibili con l'apodosi :

(102) a. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

b. Se posso / devo dirti la verità, ti trovo ingrassato.

La combinazione di a con una protasi all'infinito composto non è

completamente esclusa (mentre lo era nel caso di pur di, ecc., v. (100)),

ma è comunque marginale:

(103) a. Ad essere arrivati in tempo, non avremmo perso il treno.

b. Ad avermi dato retta, ti saresti trovato meglio.

Anche un gerundio può essere interpretato come espressione della protasi di

un periodo ipotetico, (104)-(106), a meno che non si tratti di un gerundio

composto, che provoca una lettura causale, «fattuale», (107):

(104) a. Mangiando molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se mangio molto, ingrasso / ingrasserò.

(105) a. Mangiando molto, ingrasserei.

b. Se mangiassi molto, ingrasserei.

(106) a. Mangiando molto, sarei ingrassato.

b. Se avessi mangiato molto, sarei ingrassato.

(107) a. Avendo mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

c. Poiché ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

Sempre a causa dell'interpretazione causale del gerundio composto, esso è

incompatibile con una sovraordinata al condizionale:

(108) Avendo mangiato molto ingrasserei / sarei ingrassato.

Un gerundio semplice può avere interpretazione ipotetica se si combina con

apodosi al condizionale, e all'indicativo presente o futuro semplice, come

abbiamo visto in (104)-(106), ma se si combina con una apodosi con tempi

passati dell'indicativo emerge di nuovo una interpretazione causale:

(109) a. Arrivando in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

b. ?Se siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il

treno.

c. Poiché siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

Anche un participio perfetto, accompagnato facoltativamente da se, può

esprimere la protasi di un costrutto condizionale:

(110) a. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni, b.

Se viene preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa

I costrutti condizionali di vario tipo esemplificati finora presentano la

protasi prima dell'apodosi, ma, data la mobilità caratteristica delle

proposizioni subordinate circostanziali rispetto alle loro sovraordinate,

si possono trovare anche costrutti in cui l'apodosi preceda la protasi:

(111) a. Se mi dai i soldi compro la casa.

b. Compro la casa se mi dai i soldi.

I due possibili ordini delle proposizioni all'interno di una frase

complessa non sono comunque del tutto liberi, in quanto rispondono in primo

luogo all'esigenza di rispettare la sequenza non marcata «dato-nuovo». Un

costrutto condizionale avrà la protasi prima dell'apodosi se il contesto

linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale della

protasi; se viceversa il contesto linguistico precedente ha presentato il

contenuto proposizionale dell'apodosi, nel costrutto l'apodosi precederà la

protasi:

(112) a. Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

b. Parlante B: Se mi dai i soldi compro la casa.

c. Compro la casa se mi dai i soldi.

(113) a. Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

b. Parlante B: Compro la casa se mi dai i soldi.

c. Se mi dai i soldi compro la casa.

L'ordine non è però l'unico elemento in gioco nel rapporto «dato-nuovo»,

poiché il rilievo prosodico, in questo caso la presenza di un picco into-

nativo sulla proposizione in prima posizione, permette di usare le sequenze

e. in (112) e (113) con lo stesso significato delle sequenze in b.:

(114) Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

Parlante B: COMPRO LA CASA se mi dai i soldi.

(115) Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

Parlante B: SE MI DAI I SOLDI compro la casa.

(114) contiene una emarginazione o dislocazione a destra della protasi,

mentre in (115) si tratta di una topicalizzazione della protasi , nelle

quali l'accento fecalizza l'elemento in prima posizione (la sequenza non

marcata «dato-nuovo» può essere inoltre rovesciata anche tramite l'uso

delle frasi scisse).

Mentre i costrutti condizionali di tipo subordinato, con una apodosi

sovraordinata che contiene una protasi subordinata, sono generalmente

reversibili (possono cioè presentare la protasi seguita dall'apodosi, o

l'apodosi seguita dalla protasi), i costrutti condizionali non subordinati,

come per esempio quelli «pseudocoordinati», non risultano reversibili:

(116) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!

b. O / Altrimenti / Se no sparo, alza le mani!

(117) a. Ripetilo e ti rompo la testa!

b. È ti rompo la testa, ripetilo!

Inoltre, essi non sono neppure simmetrici, poiché la prima

pseudocoordinata, viene interpretata come protasi, e la seconda come

apodosi, ed uno scambio di posizione intorno all'eventuale operatore di

coordinazione produce sequenze semanticamente strane, (118a-b), o con un

significato totalmente diverso, come, partendo da (118c) ipotetico, (118d)

non ipotetico:

(118) a. Sparo o / altrimenti / se no alza le mani!

b. Ti rompo la testa e ripetilo!

c. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.

d. Vado subito a prenderti un gelato. Lo vuoi?

Le versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati (v.

(52)) appaiono invece reversibili, (119), ma le sequenze risultano molto

più naturali emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando

con un picco intonativo l'apodosi in prima posizione), (120):

119) a. Sparo se non alzi le mani.

b. Ti rompo la testa se lo ripeti.

c. Non ti pentirai se mi dai retta.

d. Ti vado subito a prendere un gelato se lo vuoi.

e. Gli daremo un sacco di botte se cercano la rissa.

(120) a. SPARO se non alzi le mani.

b. TI ROMPO LA TESTA se lo ripeti,

c. NON TI PENTIRAI se mi dai retta.

d. TI VADO SUBITO A PRENDERE UN GELATO se lo vuoi.

e. GLI DAREMO UN SACCO DI BOTTE se cercano la rissa.

Lo statuto sintattico dell'apodosi, che può essere dichiarativa,

interrogativa, o imperativa, non ha nessun effetto sulla reversibilità dei

costrutti condizionali subordinati:

(121) a. Se piovessi uscirei con l'ombrello.

b. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?

c. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?

d. Se hai bisogno di me chiamami a casa.

(122) a. Uscirei con l'ombrello se piovesse.

b. Avresti comprato un'auto nuova, se avessi vinto alla lotteria?

c. Cosa farai con i soldi, se vinci alla lotteria?

d. Chiamami a casa se hai bisogno di me.

Ma non in tutti i periodi ipotetici subordinati la reversibilità è

garantita. Nei costrutti «bi-negativi», per avere l'ordine «apodosi-

protasi» è necessario emarginare o dislocare a destra la protasi (e

fecalizzare con un picco intonativo l'apodosi):

(123) a. Se tu giochi bene a tennis io sono Ivan Lendl.

b. Io sono Ivan Lendl se tu giochi bene a tennis.

c. IO SONO IVAN LENDL se tu giochi bene a tennis.

La reversione è invece possibile normalmente con i costrutti simili ai «bi-

negativi», con apodosi imperativa o interrogativa:

(124) a. Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe

verde!

b. Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!

(125) a. Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa

rispondere ad una domanda così semplice?

b. Perché non sa rispondere ad una domanda così semplice, se ha preparato

per tre mesi questo esame?

L'anteposizione dell'apodosi alla protasi nei costrutti «bi-affermativi» da

risultati diversi a seconda del collegamento logico che si instaura fra i

contenuti proposizionali di protasi ed apodosi. Se si tratta di semplice

correlazione, la reversione da risultati agrammaticali; emarginando o

dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo

l'apodosi) si hanno frasi marginali:

(126) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi

profughi di Gaza non è certo allegra.

b. La situazione dei campi profughi di Gaza non è certo allegra, se quella

del Golfo Persico è critica.

c. LA SITUAZIONE DEI CAMPI PROFUGHI DI GAZA NON È CERTO ALLEGRA, se quella

nel Golfo Persico è critica.

Se il costrutto ha interprelazione causale la reversione è possibile

normalmente, ma con i costrutti «bi-affermativi» ad interpretazione

avversativa e concessiva si ha invece risultato agrammaticale:

(127) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno

freddissimo.

b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.

c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del

nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

(128) a. Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in

ottobre.

b. Maria era tranquilla, se Ugo era adirato.

c. Non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione, se il parere del

Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro paese è stato

positivo.

I costrutti simili ai «bi-affermativi», che possono collegare solo

contenuti proposizionali che abbiano rapporti causali o finali, non

tollerano la reversione:

(129) a. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, è perché

non riusciva proprio a sopportare quel film.

b. È perché non riusciva.proprio a sopportare quel film se Giulio se ne è

andato dopo il primo tempo.

La reversione diviene possibile sostituendo che a se, ma il risultato non è

più un costrutto condizionale dove l'apodosi precede la protasi, bensì una

frase complessa scissa :

(130) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne

è andato dopo il primo tempo.

I costrutti in cui la protasi esprime una condizione non sul contenuto

proposizionale dell'apodosi, ma sull'azione linguistica con essa

eseguibile, sono reversibili:

(131) a. Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.

c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera? d. Se le mie

informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.

(132) a. Ci sono dei biscotti nella credenza, se hai fame.

b. Hai un gran bell'aspetto, se posso permettermi.

c. Cosa hai fatto ieri sera, se non sono indiscreto?.

d. Mario ha rifiutato quel lavoro, se le mie informazioni sono giuste.

I costrutti condizionali con omissione di se danno sequenze agrammaticali

cambiando di posizione protasi ed apodosi:

(133) a. «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo,

Milano, Mondadori, 1960, p. 387)

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

(134) a. Sarei rovinato succedesse a me.

b. Riusciremmo / Saremmo riusciti ad evitare la sconfitta, arrivassero /

fossero arrivati in tempo i rinforzi.

I costrutti introdotti da operatori di subordinazione «ricchi» risultano

reversibili:

(135) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il

dibattimento potrà essere rinviato.

b. Quando / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo

comma della circolare ministeriale . . ., il rilascio dei documenti

richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /

Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,

passeremo da lui una settimana in luglio.

d. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,

ti sarò eternamente grato.

(136) a. Il dibattimento potrà essere rinviato, qualora il perito ne

abbia avanzato esplicita richiesta.

b. Il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni, quando /

ove / laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della

circolare ministeriale . . .

c. Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto

che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad

affittare quella casa al mare.

d. Ti sarò eternamente grato, purché / a patto che / a condizione che tu mi

faccia uno dei tuoi caffè.

Anche i costrutti che hanno la protasi con un modo verbale non finito

permettono generalmente l'anteposizione dell'apodosi alla protasi:

(137) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

c. Arrivando in tempo, non avremmo perso il treno.

d. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

(138) a. Sono disposto a trasferirmi in un'altra città, pur di / a patto

di / a condizione di ottenere un lavoro.

b. Ti trovo ingrassato, a dirti la verità.

c. Non avremmo perso il treno, arrivando in tempo.

d. Un raffreddore si cura in tre giorni, (se) preso in tempo.

In alcuni casi la protasi posposta all'apodosi è separata da una pausa più

lunga, e pronunciata con un rilievo prosodico maggiore: il risultato è una

proposizione che più che «condizionare» il contenuto proposizionale

dell'apodosi, sembra indurre dubbi sulla sua certezza. Oltre a se, gli

operatori di subordinazione più frequenti in questi casi sono ammesso che,

purché, ed a patto che:

(139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo.

(140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non

faccia brutto tempo.

Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse

possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia

l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice):

(141) a. Parlante A: Domenica andremo a sciare.

b. Parlante B: Se non fa brutto tempo.

c. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.

m) Apodosi accompagnate da «allora»

I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora

presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono

privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno

eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le

frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del

rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi

accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allora) q». L'inserimento

di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti

condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti

proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un

rapporto di «condizione-conseguenza»:

(142) a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare.

b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno.

L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle

versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati, mentre

per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inserimento è possibile

solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa:

(143) a. Se non alzi le mani, allora sparo.

b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa.

c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai.

(144) a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo!

b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa!

c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere.

Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il

costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperative, sia

nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata:

(145) a. Se avessi vinto alla lotteria, ('allora) avresti

comprato

un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi?

(146) a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa.

b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa.

Nei costrutti «bi-negativi» l'inserimento di allora è generalmente

possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito

agrammaticale:

(147) a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl.

b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto

al pepe verde!

c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa

rispondere ad una domanda così semplice?

(148) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella

del campi profughi di Gaza non è certo allegra.

b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del

nostro paese è stato positivo, (allora) non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non

riusciva proprio a sopportare quel film.

d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla.

e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo.

Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della protasi

condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione

linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allora da risultati

marginali o agrammaticali:

(149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.

La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come

anche con alcuni operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi»:

(150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora

riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo

comma della circolare ministeriale, allora il rilascio dei documenti

richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /

Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,

allora passeremo da lui una settimana in luglio.

Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimento

di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le

varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali

non finiti:

(151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei

tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato.

b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allora) sono

disposto a trasferirmi in un'altra città.

Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risultati

inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:

(152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato.

b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio.

c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei.

d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.

I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono reversibili,

se allora viene interpretato come legato a se:

(153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani.

c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me!

d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo

cuoco!

e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in

ottobre.

f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che /

supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che

riesca ad affittare quella casa al mare.

Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora,

purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega

l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto

condizionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:

(154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna:

allora I

andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo,

se non alzi le mani.

c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo

d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.

2. Le frasi concessive

Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni

subordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui

dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da

differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno

distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le

proposizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali concessive,

e le proposizioni a-condizionali .

L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione

sovraordinata da cui questa dipende costituisce una frase complessa, che

chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi

fattuali, costrutti condizionali concessivi, e costrutti a-condizionali,

esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):

(1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.

(2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.

(3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema.

b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mostra di ritenere

che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e

quello presentato dalla proposizione sovraordinata esista un contrasto: non

ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa

aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una

negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:

(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.

Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di

ritenere che in un momento cronologicamente precedente il momento

dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento Antonio è uscito

senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti

proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi

«veri». Questa seconda parte del significato di un costrutto concessivo

fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una

costruzione coordinata con e :

(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.

In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché

entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse

piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la

«verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del

contenuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto

proposizionale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della

seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due

proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.

Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla

combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo

schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettivamente

simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e della

sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento»

presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla sovraordinata:

(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»

II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresentato

nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i

«tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti

proposizionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata

da (1) dovrebbe essere espressa da (7):

(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.

Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un

universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza ombrello,

che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere

trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di

ottenere una sequenza perfettamente accettabile:

(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre

così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.

Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non

deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte

delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presentati in (9),

per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in

contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea»

l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di

contenuti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere

vero (10):

(9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.

(10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.

Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due

proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è

possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di

evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per

esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:

(11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente molto caro.

Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa

soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un giocatore

di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto caro.

Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto»

fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto

«indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentativo si possono

trarre dai due contenuti proposizionali in un determinato contesto: l'alto

valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da

parte di una squadra, mentre il suo prezzo molto alto può essere un

argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà

finanziarie o con criteri morali.

La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto»

(che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi

avversative controaspettative e valoristiche non dipende però unicamente

dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un

costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o

l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio,

una frase come (13) è facilmente interpretabile come configurante un

contrasto «indiretto», dove l'intelligenza è un argomento a favore di

brillanti risultati scolastici, e la mancanza di studio è un

controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono

sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la

mancanza di studio contrastano direttamente:

(13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia.

Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come

configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi

intelligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese

stupido! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per

esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa anche che le

piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un

argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua

stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:

(14) Anche se è francese, Pierre è stupido.

La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un

problema di interpretazione semantica controllata anche a livello

pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in

rapporto ai contenuti proposizionali espressi ed all'operatore che li

collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a

diversi possibili contesti ed universi di discorso.

In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrutti

concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi

particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo

significativo con altre caratteristiche sotto esame.

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione subordinata

introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase,

come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo

particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come

in (15):

(15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un

anno intero.

b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.

c) Operatori di subordinazione proposizionali

L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce normalmente

proposizioni subordinate all'indicativo:

(16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.

b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.

c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia

di preoccuparmi del vestito.

d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era

rigida.

e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.

f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.

g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in

piena notte per cercarti.

Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessivo

fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto

condizionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece

può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore

deittico.

Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al congiuntivo, di

stile alto, letterario:

(17) a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui

è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si

siano di molto rarefatte» (E. Montale, Fuori di casa, Milano, Mondadori,

1976, p. 38)

b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessuno rischi

di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il

fatto che la 'presa' dell'arrivo di un battello a Calais . . . può mettere

in luce cose, fatti, incontri»

Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali

introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al

congiuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:

(18) a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine

settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo.

b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha

un'impronta sua propria originale (. . .), se anche tradisca a volte la

troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia,

«II Dalmata» 1892, n. 45)

c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna ammettere che

è sempre meglio di quanto si otteneva precedentemente.

d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il

nostro incarico non ci permette eccezioni.

Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), nonostante

(che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e

seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:

(19) a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a

segnare un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio

all'angolo era ancora conveniente.

c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritardo, decidemmo di

aspettarlo per evitargli eventuali spiacevoli incontri.

d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto molto presto, nel

fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe

passeggiate.

Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno

confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fattuali

all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la

concordanza del periodo ipotetico, mentre seppure introduce solo

subordinate concessive fattuali al congiuntivo, come in (19d).

Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante

(che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali

il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi

di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:

(20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano,

è veramente molto caro.

Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard

introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono

considerate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere

omesso:

(21) a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare

un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il negozio

all'angolo è ancora conveniente.

Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al congiuntivo)»

si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su

elementi aggettivali:

(22) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo

così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli occhi di molti,

in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.

Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può

invece essere utilizzata per costruire una subordinata concessiva fattuale

articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:

(23) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un

solo canestro.

b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe

sciocchezze in questo periodo!

c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il

fiume.

Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessiva

fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva

fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi

causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:

(24) a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di

subordinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi

avverbiali o aggettivali:

(25) a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano

comunque sempre meglio di niente.

b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo

avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con

proposizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si

articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera

proposizione subordinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi

casi per quanto equivale grosso modo a benché:

(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi,

erano comunque sempre meglio di niente.

(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi

del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di

vantaggio.

d) Semantica del costrutto condizionale concessivo

II significato di un costrutto concessivo fattuale ha un duplice aspetto:

fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata (p;) e

quello presentato dalla sovraordinata (q;) viene instaurato un rapporto di

contrasto (dato l'uno, non ci si aspetta l'altro); i contenuti

proposizionali della subordinata e della sovraordinata (rispettivamente p e

q) sono «implicitati»: la loro verità è necessaria perché l'intero

costrutto sia «vero». Questo duplice valore semantico è già stato

rappresentato nello schema (6).

I costrutti condizionali concessivi condividono con i concessivi fattuali

il primo aspetto, secondo cui fra il tipo di evento presentato dalla

proposizione subordinata e quello presentato dalla sovraordinata viene

instaurato un rapporto di contrasto; lo si vede bene confrontando (1),

concessivo fattuale, (Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello) con

(2), condizionale concessivo (Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza

ombrello).

Anche per i costrutti condizionali concessivi vale la distinzione fra

contrasto «diretto» e contrasto «indiretto», e valgono le considerazioni

pragmatiche ; perciò sono possibili sia condizionali concessivi come (2),

con contrasto diretto, sia condizionali concessivi come (28), con contrasto

indiretto:

(28) Anche se Rossi fosse un grande centromediano, sarebbe veramente molto

caro.

Ma, a differenza dei concessivi fattuali, l'enunciazione di un condizionale

concessivo non implicita la verità dei contenuti proposizionali della

subordinata e della sovraordinata; (2) significa che in caso di pioggia,

come in altri casi (per esempio di non-pioggia), Antonio uscirebbe senza

ombrello: il contenuto proposizionale della sovraordinata deve essere vero

perché l'intero costrutto risulti vero, ma il contenuto proposizionale

della subordinata può essere vero o falso.

Questo secondo aspetto del significato di un costrutto condizionale

concessivo, che rappresentiamo con lo schema riportato in (29), deriva

dall'interazione della semantica del costrutto condizionale con il

significato di anche , per cui definiamo un costrutto condizionale

concessivo come il risultato dell'inserimento di un elemento lessicale del

tipo di anche in un costrutto condizionale:

(29) «anche Se p, q» — «Pvero E qvero» O «pFalso E qVero»

II significato di anche agisce sulla semantica del costrutto condizionale

nel modo seguente: una struttura del tipo «se p, q» indica che data la

verità di p deve seguirne la verità di q, ovvero che p e q debbono essere

veri non indipendentemente ma insieme; a ciò si aggiunge la «inferenza

sollecitata», rappresentabile con «se non-p, non-q», secondo cui data la

falsità di p deve seguirne la falsità di q. Quest'ultima clausola è normale

ma non indispensabile per i costrutti condizionali, ma necessaria per la

semantica dei costrutti «bi-condizionali» , rappresentabili con la ;

struttura «solo se p, q». Il significato di anche si oppone al significato

di solo, e «sospende» l'inferenza sollecitata: «anche se p, q» equivale a

«se p, q» ed a «se non-p, q» (come già detto sopra, la verità del contenuto

proposizionale della sovraordinata, q, è necessaria per la verità

dell'intero costrutto, mentre il contenuto proposizionale della

subordinata, p, può essere vero o falso).

È importante però che anche si applichi all'intera proposizione subordinata

del costrutto condizionale, e non solo ad un qualche suo elemento, come per

esempio nel costrutto (30):

(30) Anche se bevi solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti

licenzierà.

Il significato intuitivo di (30) è che una infrazione seppur minima al

divieto di bere alcol sul lavoro avrà come conseguenza il licenziamento da

parte del principale: anche non si applica all'intera proposizione

subordinata, ma solo a solo un goccio di, come si vede più chiaramente da

(31), perfettamente equivalente a (30):

(31) Se bevi anche solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti

licenzierà.

Quindi (30), pur superficialmente identico a (2), non è un costrutto

condizionale concessivo, ma un costrutto condizionale di cui anche modifica

un elemento, e significa «se bevi (moltissimo / molto / non molto / poco /

pochissimo I ... I solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale ti

licenzierà»; in quanto costrutto condizionale poi può innescare (cosa che è

impossibile per un condizionale concessivo) l'inferenza sollecitata,

espressa in

(32):

(32) Se non bevi (neanche solo un goccio di) alcol sul lavoro, il

principale non ti licenzierà.

e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo

Poiché i costrutti condizionali concessivi risultano dall'inserimento di un

elemento lessicale del tipo di anche in una struttura condizionale, la loro

concordanza dei modi e dei Tempi corrisponde a quella dei costrutti

condizionali. Come si è visto, l'italiano contemporaneo presenta un sistema

standard di concordanza, affiancato da una variante colloquiale in via di

espansione anche in livelli più alti, e da un sistema «substandard», tipico

solamente di alcune varietà più basse.

Nel primo sistema, nella subordinata e nella sovraordinata si trovano

rispettivamente indicativo e indicativo, come in (33a), congiuntivo

imperfetto e condizionale semplice, come in (33b), e congiuntivo

piuccheperfetto e condizionale composto, come in (33c):

(33) a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente.

c. Anche se avessi studiato di più, non avrei imparato niente.

La variante colloquiale del sistema standard, che, come ricordato, si sta

però diffondendo verso l'alto, prevede la possibilità che l'indicativo

imperfetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella subordinata e /

o il condizionale composto nella sovraordinata, come in (34):

(34) a. Anche se studiavo di più, non avrei imparato niente.

b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.

c. Anche se avessi studiato di più, non imparavo niente.

Nel sistema «substandard», invece dei modi congiuntivo e condizionale

appare costantemente l'imperfetto dell'indicativo, così che (35a)

corrisponde all'incirca a (33a) (ma a volte anche a (33b)), mentre (35b)

corrisponde all'incirca a (33b-c) (anche questo sistema è in realtà più

complesso di quanto appaia da questa sintetica presentazione:

(35) a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.

Una serie di altre combinazioni è dovuta all'interferenza tra il sistema

dell'italiano standard, che prevede congiuntivo nelle subordinate e

condizionale nelle sovraordinate, ed alcuni usi dialettali, caratterizzati

da sistemi «simmetrici» che prevedono o congiuntivo nella subordinata e

nella sovraordinata, o condizionale nella subordinata e nella

sovraordinata. Questi usi sono inaccettabili, decisamente substandard, ma

attestati:

(36) a. Anche se potessi, non facessi nulla per te.

b. Anche sei potrei, non farei nulla per te.

f) Subordinate condizionali concessive introdotte da «anche se»

L'operatore di subordinazione condizionale concessivo anche se permette

diverse combinazioni di tempi nella subordinata e nella sovraordinata, con

la concordanza all'indicativo:

(37) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. (= 16a)

b. Anche se domenica ci sarà (sicuramente) bel tempo, non

potremo andare a sciare: ho del lavoro da finire.

c. Anche se (per caso) ti sei ricordato di riportarmi quel libro che ti

avevo prestato, questa settimana non riuscirò a leggerlo perché mi si sono

rotti gli occhiali.

Come già segnalato, (37a) può essere interpretato sia come condizionale

concessivo, con il contenuto proposizionale della subordinata vero o falso

(se il presente ha valore «generico»), sia come concessivo fattuale, con il

contenuto proposizionale della subordinata vero (se il presente ha valore

«deittico»). (37b), invece, assume molto difficilmente l'interpretazione di

concessivo fattuale: anche l'inserimento di sicuramente non riesce a

conferire la certezza della verità al contenuto proposizionale della

subordinata, che è proiettato nel futuro. (37c), al passato, è

interpretabile come condizionale concessivo grazie all'aggiunta di per

caso, che favorisce una interpretazione dubitativa; ma normalmente

costrutti introdotti da anche se con i Tempi passati dell'indicativo

vengono interpretati come concessivi fattuali:

(38) a. Anche se hai comprato il giornale, non riuscirò a leggerlo

(perché mi si sono rotti gli occhiali).

b. Anche se ti sei ricordato di portare la carbonella, non possiamo

preparare la grigliata (perché piove).

Queste caratteristiche dei costrutti introdotti da anche se fanno pensare

che tale operatore di subordinazione «neutralizzi» l'opposizione tra

concessivi fattuali e condizionali concessivi, o che i costrutti concessivi

fattuali introdotti da anche se siano la versione «bi-affermativa» dei

corrispondenti costrutti condizionali concessivi (una eventuale versione

«bi-negativa», che comporterebbe la falsità dei contenuti proposizionali

della subordinata e della sovraordinata, è esclusa a priori dalla

definizione semantica , che prevede la necessaria verità di q, il contenuto

proposizionale della sovraordinata).

Quando anche se si combina con l'imperfetto indicativo nella subordinata e

nella sovraordinata (non si confondano però questi costrutti con quelli

formalmente identici ma appartenenti o alla variante colloquiale

dell'italiano standard, o al sistema substandard: v. rispettivamente le

frasi (34b) e (35b)), l'interpretazione condizionale concessiva è di nuovo

possibile; si confronti (39a), che può avere una lettura fattuale ed una

ipotetica (quella parafrasata tra parentesi), con (39b), che per la

presenza dell'operatore di subordinazione sebbene è solo concessivo

fattuale:

(39) a. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza

ombrello, anche se pioveva.

(«a volte pioveva, a volte no: quando pioveva uscivamo comunque senza

ombrello»)

b. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza ombrello,

sebbene piovesse. («è piovuto, e siamo comunque usciti senza ombrello»)

Come per i costrutti concessivi fattuali, anche se introduce condizionali

concessivi di stile alto, letterario, con la subordinata al congiuntivo

invece che all'indicativo:

(40) «Squattrinato come tutti i veri poeti (e tale lo si considera anche se

egli non scriva versi) la sua principale professione è quella di Ospite»

(E. Montale, farfalla di Dinard, Milano, Monda-dori, 1976, p. 79)

Anche se condizionale concessivo prevede la combinazione di congiuntivo

imperfetto e condizionale semplice, e di congiuntivo piuccheperfetto e

condizionale composto, come in (41a, b), ma nel caso si voglia sottolineare

la «distanza» cronologica tra i contenuti espressi dalle due proposizioni,

in una dirczione o nell'altra, si combinano congiuntivo piuccheperfetto e

condizionale semplice, come in (4le), o congiuntivo imperfetto e

condizionale composto, come in (41d):

(41) a. Anche se rinascessi, non vorrei cambiare tipo di vita.

b. Anche se fossi stato promosso a giugno, non avrei potuto andare in

vacanza.

c. Anche se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto

non ne troveremmo traccia, poiché le registrazioni di quell'anno sono

finite bruciate in un incendio.

d. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al telefono: in

questo periodo non vuole essere disturbato.

Come per i costrutti condizionali , anche per i condizionali concessivi

l'uso della concordanza all'indicativo piuttosto che al congiuntivo-

condizionale indica diversi gradi di «probabilità» dei contenuti

proposizionali espressi; ma a differenza dei costrutti condizionali la

«possibile verità» (segnalata dall'indicativo) o «possibile falsità»

(segnalata dal congiuntivo più condizionale) riguarda solo il contenuto

proposizionale della subordinata, p:

(42) a. Anche se studio di più, non imparerò niente. (= 33a)

b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente. (= 33b)

Se un costrutto viene inserito in un discorso indiretto al passato (e gli

avvenimenti citati sono già avvenuti al momento dell'enunciazione) la

concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combinazione «congiuntivo

piuccheperfetto + condizionale composto», indipendentemente dalla forma che

il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso

diretto. Così la «scelta» di modi e tempi di (43d), obbligata dalla

concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le

differenze semantiche sia modali sia temporali esistenti nei condizionali

concessivi presenti in (43a-c):

43) a. Aldo mi ha detto: «Ti offro / offrirò una cena anche se XY perde /

perderà la carica di sindaco».

b. Aldo mi ha detto: «Ti offrirei una cena anche se XY perdesse la carica

di sindaco».

c. Aldo mi ha detto: «Ti avrei offerto una cena anche se XY avesse perso la

carica di sindaco».

d. Aldo mi ha detto che mi avrebbe offerto una cena anche se XY avesse

perso la carica di sindaco.

Anche per i costrutti condizionali concessivi, come per i costrutti

condizionali, è possibile la concordanza mista fra indicativo e congiuntivo-

condizionale:

(44) a. Anche se non ti interessa personalmente la partecipazione a

quella gara, dovresti farlo per amicizia nei confronti di Carlo: potrebbe

avere bisogno di te durante la prova.

b. Anche se non ti interessasse personalmente la partecipazione a quella

gara, devi farlo per amicizia nei confronti di Carlo: può avere bisogno di

te durante la prova.

Oltre ad anche se esistono altri operatori di subordinazione con

significato condizionale concessivo. Di questi, alcuni possono introdurre

sia condizionali concessivi sia concessivi fattuali, come anche se: sono se

anche, pure se e se pure:

(45) a. Se anche studiassi di più, non imparerei niente.

b. Se anche avessi studiato di più, non avrei imparato nulla.

(46) a. Pure se fosse il re di tutta Europa, non gli vorrei ubbidire.

b. Pure se fossimo stati in condizioni economiche disperate, non avremmo

accettato volentieri un aiuto che arrivava da un avversario tradizionale

della nostra famiglia.

(47) a. Se pure ci capitasse di ricadere nello stesso errore già commesso

una volta, saremmo in grado di rimediare con meno fatica grazie

all'esperienza compiuta.

b. Non mi credette: e se pure mi avesse creduto, il mio intervento non

sarebbe valso a farle cambiare opinione.

Si ricordi che se pure e seppure, omofoni in alcune parti d'Italia, non

sono da confondere, poiché il primo è un introduttore di condizionali

concessivi, e di concessive fattuali all'indicativo, mentre il secondo

introduce solo concessive fattuali al congiuntivo.

Pure se con significato condizionale concessivo si trova anche con

subordinate al congiuntivo presente (in sostituzione dell'indicativo),

anche in questo caso stilisticamente piuttosto elevate:

(48) «Eppure in tutto questo che abbiamo detto, pure se si sia disposti ad

accettarlo in ogni sua pane, resta che al Leopardi mancano note

fondamentali dello spirito e del pensiero settecentesco». (M. Sansone,

Leopardi e la filosofia del Settecento, Firenze, Olschki, 1964, p. 143)

Anche un costrutto condizionale può essere interpretato come condizionale

concessivo, purché sia abbastanza evidente il contrasto esistente già di

per sé fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla

sovraordinata; se il costrutto condizionale è di tipo «bi-affermativo»

viene però interpretato come concessivo fattuale invece che come

condizionale concessivo, come nell'esempio (49b):

(49) a. Se poi ci fossimo trovati nei guai non avremmo dovuto

protestare, perché sapevamo fin dall'inizio che ci stavamo imbarcando in

una spedizione piuttosto pericolosa. (= «anche se ci fossimo»)

b. Se il giudizio del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del

nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare i rischi collegati

al deficit pubblico. (= «sebbene il giudizio ... sia positivo . . .»)

I costrutti condizionali con la concordanza al congiuntivo e condizionale

possono essere privi dell'operatore di subordinazione se; anche tali

costrutti condizionali possono ricevere una interpretazione condizionale

concessiva, che in alcuni casi viene ribadita dall'inserimento di anche o

di pure (si tratta comunque di costrutti di stile alto):

(50) a. L'incidente di Gino è successo in due secondi: fossi stato

attentissimo, non avrei avuto il tempo di intervenire.

b. Fossimo anche / pure riusciti ad estorcergli una risposta positiva, il

suo parere non sarebbe stato sufficiente.

Alcuni altri operatori di subordinazione sono tipici dei condizionali

concessivi (non possono cioè introdurre concessivi fattuali). Quand'anche è

stilisticamente più alto di anche se, e ne condivide la concordanza tranne

nei casi di indicativo in subordinata e sovraordinata, nei quali richiede

il congiuntivo nella subordinata:

(51) a. Quand'anche nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Quand'anche nevichi, non resteremo chiusi in casa.

c. Quand'anche nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

d. Quand'anche avesse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

Un costrutto condizionale concessivo può essere introdotto dall'operatore

di subordinazione condizionale se accompagnato da neanche,neppure, o

nemmeno (che sono lessicalizzazioni di anche o pure più negazione); il

significato è simile, ma non identico, a quello di

un costrutto introdotto da anche se, con la sovraordinata accompagnata

dalla particella negativa non, come si vede confrontando gli esempi a. con

quelli b. :

(52) a. Neanche se hai molta sete devi bere così in fretta.

b. Anche se hai molta sete non devi bere così in fretta.

(53) a. Neppure se mi venisse a pregare in ginocchio lo perdonerei.

b. Anche se mi venisse a pregare in ginocchio non lo perdonerei.

(54) a. Nemmeno se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli esquimesi

avrebbe rinunciato prima di provare.

b.Anche se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli e-squimesi non

avrebbe rinunciato prima di provare.

La non interpretabilità di quand'anche, neanche, neppure e nemmeno (gli

ultimi tre accompagnati da se) come introduttori di concessive fattuali è

confermata dal fatto che non possono combinarsi con sovraordinate con i

tempi passati dell'indicativo (che la subordinata sia all'indicativo oppure

al congiuntivo):

(55) a. Quand'anche è nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.

b. Quand'anche sia / fosse nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.

(56) a. Neanche / Neppure / Nemmeno se è stato mandato a vender ghiaccio

agli esquimesi ha rinunciato prima di provare.

b. Neanche / Neppure /Nemmeno se sia / fosse stato mandato a vender

ghiaccio agli esquimesi ha rinunciato prima di provare.

Gli altri operatori di subordinazione che abbiamo visto introdurre

concessive fattuali non sono compatibili né con la semantica né con la

concordanza dei condizionali concessivi:

(57) a. Benché / Sebbene nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Benché / Sebbene nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c Benché / Sebbene fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

(58) a. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevica, non resteremo chiusi

in casa.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevicasse, non resteremmo chiusi in

casa.

c.Malgrado (che) / Nonostante (che) fosse nevicato, non saremmo rimasti

chiusi in casa.

(59) a. Quantunque / Per quanto nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Quantunque / Per quanto nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c.Quantunque / Per quanto fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in

casa.

(60) a. Ancorché / Seppure nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Ancorché /Seppure nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c.Ancorché / Seppure fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

Anche gli operatori di subordinazione «categoriali» non sono interpretabili

come condizionali concessivi, poiché l'elemento su cui si articolano non è

presentato come possibile, ma come certo, come si vede confrontando i

costrutti in a. con le loro parafrasi avversative coordinate in b.:

(61) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo

così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

b. Le sue pretese erano poche, ma mantenerlo per un periodo così lungo non

sarebbe certo stato uno scherzo.

(62) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo

canestro.

b. Giorgio è (molto) alto, ma non è riuscito a segnare un solo canestro.

(63) a. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro

lungo

il fiume.

b. Era (molto) tardi, ma ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro

lungo il fiume.

(64) a. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del

gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

b. I nostri ragazzi sembravano (molto) veloci, ma gli elementi del gruppo

avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

g)Semantica dei costrutti a-condizionali

Nei costrutti detti a-condizionali il contenuto proposizionale della

subordinata non condiziona quello della sovraordinata, contrariamente a

quanto accade per i costrutti condizionali . Tali costrutti possono essere

fondamentalmente di due tipi, con le frasi (3a) e (3b): Che ti piaccia o

no, stasera andrò al cinema; Ovunque vada, Ugo troverà degli amici. Il

significato intuitivo di (3a) è che data o meno una determinata condizione

(la contentezza dell'interlocutore), il parlante andrà al cinema; quello di

(3b) è che in ogni luogo nel quale il protagonista si possa recare troverà

sicuramente degli amici.

Ecco una analisi maggiormente formalizzata della semantica di questi

costrutti. Le subordinate di un a-condizionale come (3a) esprimono la

«disgiunzione» di un contenuto proposizionale p e del suo contrario non-p,

riassumibile con la formula «p o non-p», che è tautologica, sempre vera:

proprio per questo il contenuto proposizionale della subordinata non ha

alcun effetto su quello della sovraordinata. Il significato di questo primo

tipo di costrutto a-condizionale si può così rappresentare: «p o non-p, q»

= «pvero O PFalso> qVero».

II confronto fra questo schema e quello riportato in (29), che

rappresentava una parte del significato dei costrutti condizionali

concessivi, mostra quanto questi ultimi siano vicini semanticamente a

questo primo tipo di a-condizionali: in un caso la possibilità che p sia

falso è comunicata implicitamente dalla presenza di anche (o di elementi

lessicali dal significato affine), nell'altro è espressa esplicitamente

dalla «disgiunzione» presente nella subordinata.

Nel caso dei costrutti a-condizionali come (3b), la presenza di relativi

indefiniti fa sì che la subordinata esprima un contenuto «insaturo»: una

«funzione proposizionale» con una variabile libera, simbolizzabile con

p(x).

Per tutti i valori assunti dalla variabile x, e quindi per tutti i

contenuti proposizionali ottenuti dalla subordinata, il contenuto

proposizionale della sovraordinata risulta vero." Il significato di questo

secondo tipo di costrutto a-condizionale si può così rappresentare: «p(x),

q» = «V x, p = F(x), qvero».

Anche in questo caso il confronto con lo schema riportato in (29) mostra la

vicinanza semantica fra questi pur diversi tipi di costrutto: come nei

condizionali concessivi, lo statuto del contenuto proposizionale della

subordinata è irrilevante per la verità di quello della subordinata (e

dell'intero costrutto),

A differenza dei costrutti condizionali concessivi (e di quelli concessivi

fattuali), dove fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla

sovraordinata viene comunque instaurato un rapporto di contrasto, i

costrutti a-condizionali non pongono esplicitamente tale contrasto:

semplicemente l'ascoltatore può inferire che fra il tipo di evento

presentato nella sovraordinata ed uno di quelli o disgiunti nella

subordinata o ottenibili dando un valore alla variabile x sempre nella

subordinata, un contrasto ci possa essere. Esemplificando, nell'es. (3a) di

2.4. si può vedere un contrasto fra il dispiacere dell'interlocutore e

l'intenzione del parlante di andare al cinema, come in (3b) è ipotizzabile

che possa esistere un luogo specifico nel quale il protagonista «non»

riuscirà a trovare degli amici.

Il costrutto a-condizionale non instaura però necessariamente questo

contrasto tra tipi di eventi:

(65) Dovremo stare attenti alla concorrenza economica degli altri paesi

europei, che facciano o no parte della CEE.

(66) Dalla cima della collina, ovunque girassimo gli occhi, non potevamo

evitare di tornare a fissare sempre quel villaggio.

h)I costrutti con 'disgiunzione'

I costrutti a-condizionali del tipo di (3 a) possono avere la subordinata

costruita su una correlazione sia che... sia che...:

(67) Sia che ti piaccia sia che non ti piaccia, stasera andrò al cinema.

(68) Sia che lo paghino bene sia che lo paghino male / non lo paghino bene,

Piero fa il suo lavoro senza lamentarsi.

(69) Sia che abbia avuto ragione sia che abbia avuto torto / non abbia

avuto ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.

Nei costrutti a-condizionali, il verbo della subordinata è generalmente al

congiuntivo; nello stile colloquiale si trova anche l'indicativo:

(70) Sia che ti piace sia che non ti piace, stasera andrò al cinema.

In uno stile piuttosto elevato è possibile l'ellissi delle forme

correlative, e la semplice giustapposizione tramite virgole dei due

elementi alternativi, con inversione di posizione fra verbo e soggetto

espresso:

(71) «In realtà la parola 'villanella', come designazione di forma poetica,

cioè di un determinato componimento, apparisca essa in scritti dialettali,

apparisca in scritti italiani, è termine letterario» (C. Calcaterra, Poesia

e canto. Studi sulla poesia melica italiana e sulla favola per musica,

Bologna, Zanichelli, 1951, p. 7)

A parte la correlazione con sia che... sia che..., il costrutto può

articolare la proposizione subordinata su una «disgiunzione» con che... o

(che)...:

(72) a. Che ti piaccia o (che) non ti piaccia, stasera andrò al cinema.

b. Che lo paghino bene o (che) lo paghino male / non lo paghino bene, Piero

fa il suo lavoro senza lamentarsi.

c.Che abbia avuto ragione o (che) abbia avuto torto / non abbia avuto

ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.

Nei costrutti articolati sulla disgiunzione, la seconda parte della

subordinata (quella che esprime non-p) può subire diversi processi di

riduzione o pronominalizzazione negativa, che comportano però

l'impossibilità (invece della facoltatività) del secondo che:

(73) a. Che ti piaccia o (che) no / meno, stasera andrò al cinema.

b. Che lo paghino bene o (che) no / meno / male, Piero fa il suo

lavoro senza lamentarsi.

c.Che abbia avuto ragione o (che) no / meno / torto, dobbiamo aiutarlo

perché è nostro amico.

In alcuni casi, di stile più alto, cade anche il primo che, e resta solo la

disgiunzione o, ma c'è di nuovo inversione di posizione fra verbo e

soggetto espresso, come nell'esempio (71):

(74) Ci piaccia o no / meno questa situazione, ormai non c'è più nulla

da fare.

Può esserci inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso anche

quando gli elementi messi direttamente in contrapposizione tramite la

disgiunzione o sono anticipati prima del verbo:

(75) a. Bene o male che lo paghino i suoi committenti, Piero fa il suo

lavoro senza lamentarsi.

b. Ragione o torto che abbia avuto, dobbiamo aiutarlo perché è nostro

amico.

Fra i relativi indefiniti che compaiono nelle subordinate (al congiuntivo)

dei costrutti a-condizionali, chiunque sono solamente pronominali:

(76) a. Chiunque tu sia, non ti voglio ascoltare.

b. Checché tu sia, non ti voglio ascoltare.

(77) a. Checché succeda durante la riunione, è necessario affrontare il

problema senza nascondere la testa nella sabbia.

b. Chiunque succeda durante la riunione, è necessario affrontare il

problema senza nascondere la testa nella sabbia.

Qualunque è usato sia predicativamente che attributivamente (in

quest'ultimo caso prevalentemente con referenti singolari). Qualsiasi è

usato in genere in posizione attributiva (sempre con referenti singolari),

e forma spesso un sintagma quasi cristallizzato con cosa:

(78) a. Qualunque sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non

voglio fidarmi di un forestiero.

b. «Le Materassi ... presero a rimanere con la testa china sul lavoro ...

qualunque fossero le escandescenze e le risate squillanti delle dame» (A.

Palazzeschi, Le sorelle Materassi, Firenze, Vallecchi,1934, p. 272)

(79) a. A qualunque festa si vada, è bene essere eleganti.

b. A qualunque feste si vada, è bene essere eleganti.

(80) a. Da qualsiasi radice sociale provenga, il razzismo risulta

sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.

b. Da qualsiasi radici sociali provenga, il razzismo risulta sempre un

profondo segno di ignoranza e di barbarie.

(81) Qualsiasi cosa facesse Enrico, sua figlia Elena era sempre

d'accordo.

Quale che è un aggettivo in funzione predicativa, concorda in numero, e può

sostituire qualunque e qualsiasi nei contesti dove non possono occorrere

(lo stile che ne risulta è però sensibilmente più alto):

(82) a. Quale che sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non

voglio fidarmi di un forestiero.

b. Quali che siano i motivi che lo hanno spinto tra di noi, non voglio

fidarmi di un forestiero.

(83) a. Quale che sia la festa a cui si va, è bene essere eleganti.

b. Quali che siano le feste a cui si va, è bene essere eleganti.

(84) a. Quale che sia la radice sociale da cui proviene, il razzismo

risulta sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.

b. Quali che siano le radici sociali da cui proviene, il razzismo risulta

sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.

(85) Quali che fossero le cose che faceva Enrico, sua figlia Elena era

sempre d'accordo.

Si trovano poi relativi indefiniti articolati su ruoli circostanziali di

modo, con comunque, e di luogo, con dovunque e con il più ricercato

ovunque:

(86) a. Comunque vada la seconda metà della stagione invernale,

già di questo primo periodo possiamo essere soddisfatti.

b. Dovunque siano finiti Giorgio e Franca, stai sicuro che per

l'ora di cena torneranno.

c.Ovunque si sia perso il nostro valoroso commilitone, non risparmieremo

alcuno sforzo per ritrovarlo.

Con per quanto, se si articola su un elemento nominale, la subordinata che

ne risulta è di tipo a-condizionale:

(87) a. Per quanti consigli tu gli dia, lui fa ciò che gli pare.

b. Per quanto denaro guadagni, non è mai contento.

Il significato di (87a) è «tu puoi dargli x (pochissimi / pochi / alcuni I

... I molti / moltissimi / infiniti) consigli, ma lui fa ciò che gli pare»;

il significato di (87b) è «lui può guadagnare x (pochissimo / poco I ... I

molto / moltissimo) denaro, ma non è mai contento»:

in questi casi la variabile x contenuta nella subordinata a-condizionale

assume valori di tipo quantitativo.

Un significato abbastanza simile a quello di (87) può essere espresso dalle

frasi (88), in cui però per quanto, che si articola sull'intera

proposizione subordinata, equivale grosso modo a benché, e da quindi

origine a costrutti concessivi fattuali :

(88) a. Per quanto / Benché tu gli dia molti consigli, lui fa ciò che

gli pare.

b. Per quanto / Benché guadagni molto denaro, non è mai contento.

Un significato di tipo a-condizionale emerge anche nei casi in cui i

relativi indefiniti chiunque, qualunque, qualsiasi (cosa), dovunque e

ovunque introducono non delle proposizioni subordinate extranucleari (come

negli esempi visti finora), ma delle frasi relative senza testa, ovvero dei

SN o SP con un ruolo sintattico nel nucleo della proposizione sovraordinata

che li contiene:

(89) a. A chiunque telefoni, dite che non sarò in ufficio prima di

dopodomani.

b. Qualunque motivo lo abbia spinto fin quassù, deve essere molto

importante.

c Qualsiasi cosa Antonio ti chieda, falla subito senza porti problemi.

d. Dovunque / Ovunque andrai tu, verrò anch'io.

Infatti le proposizioni relative introdotte dagli indefiniti sono

rispettivamente complemento indiretto in (89a), soggetto in (89b),

complemento oggetto in (89c), e complemento di luogo in (89d).

Esistono numerosi costrutti con la sintassi tipica degli a-condizionali,

nei quali però è molto difficile vedere un contrasto fra i tipi di evento

che sono presentati nella sovraordinata ed uno di quelli (due o più a

seconda del tipo di a-condizionale) configurati nella subordinata; ne

presentiamo qui di seguito alcuni esempi:

(90) a. Sia che provengano dall'est europeo sia che arrivino dal terzo o

quarto mondo, la situazione giuridica degli immigrati in Italia ha bisogno

di una rapida sistemazione.

b. Che si tratti di agrumi e olive o di prodotti lattiero-caseari,

l'eliminazione dei montanti compensativi comunitari rischia di creare

notevoli problemi al comparto agroalimentare.

c. Chiunque sia stato ad innescare questa situazione, il compito di

risolverla tocca a noi.

d. Qualunque / Qualsiasi cosa abbiano deciso di fare alla dirczione

centrale, non devono dimenticarsi che il reparto operativo continua ad

avere importanti problemi di organico.

ÐÅÇÞÌÅ:

Óìîâíèé ñòàí â ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ìຠäâà ÷àñè, ïðîñòèé (òåïåð³øí³é)

òà ñêëàäíèé (ìèíóëèé). Ïðîñòèé ÷àñ óòâîðþºòüñÿ çà äîïîìîãîþ çàê³í÷åíü ÿê³

äîäàþòüñÿ äî îñíîâè 䳺ñëîâà. Ñêëàäíèé ÷àñ óòâîðþºòüñÿ çà äîïîìîãîþ

äîïîì³æíèõ 䳺ñë³â: avere (ìàòè) òà essere (áóòè) â òåïåð³øíüîìó ÷àñ³

óìîâíîãî ñòàíó ç äîäàâàííÿì 䳺ïðèêìåòíèêà ìèíóëîãî ÷àñó (participio II).

Äîïîì³æíå 䳺ñëîâî essere âæèââàºòüñÿ ç íåïåðåõ³äíèìè 䳺ñëîâàìè ÿê³

âèðàæàþòü ïîñòóïîâèé ðóõ, ïåðåõ³ä ç îäíîãî ñòàíó â ³íøèé , à òàêîæ â

áåçîñîáîâèõ îáîðîòàõ òà ç 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ÿâèùà ïðèðîäè. Äîïîì³æíå

䳺ñëîâî(avere) âæèâàºòüñÿ ç ïåðåõ³äíèìè 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ÷àñîâ³

â³äíîñèíè òà ç ³ìåííèêàìè ÿê³ âèðàæàþòü ñòàí òà ïî÷óòòÿ.

Óìîâíèé ñòàí ³òàë³éñüêî¿ ìîâè ïðåçåíòóº ä³þ ÿê ³ìîâ³ðíó, ìîæëèâó ÷è

ã³ïîòåòè÷íó , ÿêà ìîæå çä³éñíèòèñÿ â òåïåð³øíüîìó ÷àñ³ àáî ìèíóëîìó

ï³äêîðÿþ÷èñü ïåâíèì óìîâàì, ÿê³ ìîæóòü áóòè âèðàæåí³ àáî ïåðåäáà÷åí³.Òàê³

óìîâè º íåçàëåæíèìè â³ä âîë³ òîãî , õòî êàæå àáî ïèøå.

ßê ïðîñòèé òàê ³ ñêëàäíèé ÷àñ â óìîâíîìó ñòàí³ ìîæå âèðàæàòè

îáåðåæíå ñòàâëåííÿ äî òîãî ïðî êîãî éäå ìîâà, íàòÿêàþ÷è íà òå ùî òîé õòî

ãîâîðèòü íå ìຠáåçïîñåðåäíüîãî â³äíîøåííÿ äî òîãî ïðî ùî ðîçïîâ³äàº. Öåé

òèï³÷íèé ìåòîä çâè÷àéíî âèêîðèñòîâóþòü æóðíàë³ñòè, ÿê³ çìóøåí³ îïèñóâàòè

ïî䳿 ç ïåâíîþ äåë³êàòí³ñòþ òà â³äïîâ³äàëüí³ñòþ.

Óìîâíèé ñòàí ìîæå âèðàæàòè:

-ïðîñòó ìîæëèâ³ñòü â ïðîñòîìó ÷è ñêëàäíîìó ÷àñ³:

In casi come questo qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato)di

tradimento. òàêèõ âèïàäêàõ ÿê öåé äåõòî ì³ã áè êàçàòè ïðî çðàäó.

-íàì³ð:

Ti presterei io i soldi che ti servono.ß ïîçè÷èâ áè òîá³ ãðîø³ ÿê³ òîá³

ïîòð³áí³.

-ïðîïîçèö³þ ïðî â³ðîã³äí³ñòü âèêîðèñòàííÿ:

Pagherei chissà che per un bicchier d’acqua.ß ùî çàâãîäíî

çàïëàòèâ áè çà ñêëÿíêó âîäè.

-ââ³÷ëèâå ïðîõàííÿ:

Preferirei rimanere sola.ß õîò³ëà á çîñòàòèñÿ íà îäèíö³ .

Vorrei un caffe. ß á âèïèâ êàâè.

-ââ³÷ëèâå çàïðîøåííÿ òà ââ³÷ëèâó â³äìîâó:

-Ci verresti al cinema con noi? Òè ï³äåø ç íàìè â ê³íî?

-Ma io ,veramente,avrei da studiare.Àëå ÿ, ä³éñíî, ìàþ

ùå ïîâ÷èòèñÿ.

-âèÿâ áàæàííÿ:

Verrei volentieri a Roma con te.ß á ç çàäîâîëåííÿì ïî¿õàâ áè

ç òîáîþ äî Ðèìó.

-ïèòàííÿ íà ï³äòâåðäæåííÿ:

Questo sarebbe il libro di cui mi parlavi? Öå ìàáóòü òà êíèãà ïðî

ÿêó òè ìåí³ ðîçïîâ³äàâ?

-ñóìí³â òà íåâïåâíåíí³ñòü:

Che cosa potremmo fare?Ùî æ ìè ìîæåìî çðîáèòè?

Mia madre potrebbe cambiare di carattere?

×è ìîæå ìîÿ ìàòè çì³íèòèñÿ?

-â³ðîã³äí³ñòü:

A letto riposeremmo meglio.  ë³æêó ìè â³äïî÷èíåìî êðàùå.

-äîáðîçè÷ëèâèé äîê³ð:

Dovresti studiare di piu! Òè ìàâ áè á³ëüøå â÷èòèñÿ!

Ïðîñòèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó âèêîðèñòîâóºòüñÿ äëÿ âèðàæåííÿ

áàæàííÿ,íàì³ðó ³ ò.ä.,ÿê³ ìîæóòü çä³éñíèòèñÿ ò³ëüêè â òåïåð³øíüîìó àáî

ìàéáóòíüîìó ÷àñ³:

Mario sta dicendo che oggi o domani andrebbe a Venezia.

Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.

Ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñïîñîáó âèðàæຠáàæàíó ä³þ, àëå íå

ðåàë³çîâàíó â ìèíóëîìó ³ ÿêà íå áóäå ðåàë³çîâàíà í³ â òåïåð³øíüîìó í³ â

ìàéáóòíüîìó:

Mario ha detto poco fa che ieri sarebbe andato a Venezia.

Ìàð³î ñêàçàâ ùî â÷îðà ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.

Îäíàê ,ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó òàêîæ ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè

äëÿ âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ àëå ò³ëüêè â òîìó âèïàäêó êîëè òîé õòî

ãîâîðèòü âæå çíຠùî öÿ ä³ÿ íå ðåàë³çóºòüñÿ :

Mario sta dicendo che oggi o domani sarebbe andato a Venezia.

Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè äî Âåíåö³¿.

Êð³ì òîãî ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè äëÿ

âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ ³ â òîìó âèïàäêó êîëè ìàéáóòíÿ ä³ÿ çàëåæèòü â³ä

䳺ñëîâà â ìèíóëîìó ÷àñ³ ÿêå íå çâ’ÿçàíå ç òåïåð³øí³ì ÷àñîì ³ ðåçóëüòàò

ö³º¿ 䳿 ùå íå â³äîìèé:

L’altro ieri Mario ha detto che oggi o domani sarebbe andato a

Venezia.

Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà ïî¿äå äî

Âåíåö³¿.

Äëÿ “ìàéáóòíüîãî ÷àñó â ìèíóëîìó“ âèêîðèñòîâóºòüñÿ

ò³ëüêè ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó, ïðè öüîìó íå ìຠçíà÷åííÿ áóëà ä³ÿ

ðåàë³çîâàíà ÷è í³:

L’altro ieri Mario mi ha detto che sarebbe andato a Venezia.(e ci

è andato ;e non ci è andato;ma non so se poi ci è andato;)

Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ìåí³ ùî â³í ïî¿äå äî Âåíåö³¿.( ³ â³í òóäè

ïî¿õàâ; ³ â³í òóäè íå ïî¿õàâ ; ÿ íå çíàþ ÷è ïî¿õàâ â³í òîä³ òóäè;)

 ñêëàäíèõ ðå÷åííÿõ ç óìîâíèì ï³äðÿäíèì (periodo ipotetico) òèïîâà

ôóíêö³ÿ óìîâíîãî ñòàíó öå âèðàæåííÿ íàñë³äêó(apodosi), à íå óìîâè(protesi)

íå äèâëÿ÷èñü íà òå , ùî ñàì òåðì³í óìîâíèé ñòàí, ïåðåäáà÷óº ïðîòèëåæíó

ôóíêö³þ:

Se il tempo cambia,potremmo fare una gita.

ßêùî ïîãîäà çì³íèòüñÿ ,ìè ìîãëè á ï³äòè íà ïðîãóëÿíêó.

Se non dovevi uscire ,sarei venuto da te.

ßêáè òîá³ íå òðåáà áóëî ³òè ,ÿ á ïðèéøîâ äî òåáå.

 ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ³ñíóº ñòàíäàðòíà ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà

ñòàí³â,â ðàìêàõ óìîâíèõ êîíñòðóêö³é, ÿêà â ñó÷àñí³é ìîâ³ ò³ñíî ìåæóº ç

ðîçìîâíèì âàð³àíòîì, âæèâàííÿ ÿêîãî ïîñòóïîâî ïîøèðþºòüñÿ (sistema

“substandard”).

 ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ìè ìîæåìî ìàòè ä³éñíèé ñïîñ³á (indicativo)

ÿê â protasi òàê ³ â apodosi

(Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

ßêùî òè ïðèéäåø íà ñâÿòî ,òè äîáðå ðîçâàæèøñÿ.),

óìîâíèé ñïîñ³á(congiuntivo)imperfetto â protasi òà ïðîñòèé óìîâíèé

ñïîñ³á(condizionale semplice) â apodosi

( Se venissi alla festa ,ti divertiresti moltissimo.),

ñongiuntivo ïëþñêâàìïåðôåêò â protasi òà condizionale composto â apodosi

(Se fossi venuto alla festa ,ti saresti divertito moltissimo).

Ðîçìîâíèé âàð³àíò ñòàíäàðòíî¿ ñèñòåìè ïåðåäáà÷óº ìîæëèâ³ñòü çàì³íè

êîëè indicativo imperfetto çàì³íþº congiuntivo piuccheperfetto â protasi,

àáî condizionale composto â apodosi

(a.Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

b.Se lo sapevo prima , arrivavo in tempo a salutarti.

c.Se l’avessi saputo prima ,arrivavo in tempo a salutarti.)

 ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ³òàë³éñüêî¿ ìîâè ³ñíóþòü òàêîæ ðå÷åííÿ ç

óìîâíèì ï³äðÿäíèì â ÿêèõ ïðèñóòíÿ “íåïðàâèëüíà” ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà

ñòàí³â:

ä³éñíèé ñïîñ³á â protasi òà condizionale â apodosi, àáî congiuntivo â

protasi òà indicativo â apodosi

a. Se vuoi proprio ottenere quell’ incarico, dovresti recarti

domani stesso dal funzionario responsabile.

b. Se (poi) volessi ottenere proprio quell’incarico, devi recarti

domani stesso dal funzionario responsabile.).

Letteratura usata:

1.Àëèñîâà Ò.Èòàëüÿíñêèé ÿçûê.-Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1962.

2.Àëèñîâà Ò.Ñèíòàêñèñ èòàë. ÿçûêà.- Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1971.

3. Ãëèâåíêî È. “Èòàëüÿíñêèé ÿçûê”- Ìîñêâà: Ãîñ.èçä.,1923.

4.Êîðáîçåðîâà Í.Ì. Ïðîáëåìè ñåìàíòèêè ñëîâà , ðå÷åííÿ òà òåêñòó – Êè¿â:

̳í. îñâ³òè ³ íàóêè Óêðà¿íè, 2001

5.Êðàñîâà Ã. Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêàÿ õàðàêòåðèñòèêà èòàë.ÿçûêà.-

Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.1978.

6.Ëåáåäåâà Ã.Óñëîâíîå íàêëîíåíèå â èòàë. ÿçûêå.-Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.,1978

7.×åðäàíöåâà Ò.Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêîå èññëåäîâàíèå ôðàçåîëîãèè èòàë.

ÿçûêà.-Ìîñêâà:ÈÌÎ,1963.

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